2013

Perché vedi Mauro, a volte il talento non basta

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“Da un grande potere derivano grandi responsabilità”, lo dice Spider-man ma vale per tutti. Mauro Zarate ha il dono di saper giocare a calcio, un pregio che hanno in pochi. Perché i calciatori in circolazioni sono tanti, ma solo una minuscola parte ha nella tecnica di base l’arma – spesso vincente – su cui puntare. Zarate era ed è uno di questi. Ma fermi tutti. Rewind. Estate 2008, la Roma biancoceleste accoglie un nuovo numero 10, un argentino che viene dagli emirati arabi e che ha un passato europeo (al Birmingham, ndr) non proprio felice. Nel ritiro il giovane attaccante dallo sguardo deciso e i capelli cortissimi non si vede mai, ma l’infortunio di Rocchi alle Olimpiadi gli spiana la strada e alla prima giornata, contro il Cagliari, arriva l’esordio in campionato: 4-1 e doppietta. Esordio da predestinato anche in casa, con un gol stratosferico alla Sampdoria dopo pochi minuti. Zarate è un cavallo pazzo, dribbla e segna in continuazione, con il difetto di essere un po’ troppo innamorato del pallone e di passare poche volte ai compagni. Un “difetto”, se così si può chiamare, che ci può stare, per un giovane ragazzo dalle doti tecniche fuori dalla media che spinge Maradona (allora tecnico della Seleccion) all’Olimpico per seguirlo in una gara dal vivo. Zarate segna anche lì, Lazio-Siena 3-0: è proprio lui a sbloccare il risultato con una punizione da stropicciarsi gli occhi finita sotto l’incrocio dei pali. La stagione continua e si conclude con la vittoria della Coppa Italia. Ecco. Arriva il momento che decide tutto. L’All Sadd, club proprietario del cartellino di Zarate, chiede 20 milioni di euro per cedere il proprio gioiello. Una cifra pazzesca, soprattutto per un club come quello di Lotito che fa del bilancio il punto di forza. Una cifra che il presidente biancoceleste alla fine sborserà, per una trattativa decisa più che altro dai tifosi che dalla dirigenza stessa. Inutile negarlo: se Zarate non fosse stato riscattato ci sarebbe stato il putiferio. Arriva Ballardini, ecco il lento declino di Maurito. Qualche gol qua e là, intervallato dal prestito all’Inter, andato male anch’esso. Zarate non è più lo stesso, ha perso lo smalto e forse la voglia di lottare. Inizia la battaglia con la Lazio, che (forse) alla fine vincerà il calciatore. Sarà Velez, si torna alle origini “per tornare ad essere un giocatore importante“. Lavorando si può. Usando la testa si può. Cambiare squadra può avvantaggiarti, ma non si cambia da soli. Perché vedi Mauro, a volte il talento non basta.

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