Perea: "Voglio lasciare il Deportivo da campione, poi andrò in una grande squadra" - Lazio News 24
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2013

Perea: “Voglio lasciare il Deportivo da campione, poi andrò in una grande squadra”

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Ha solo 20 anni Brayan Perea, ma parla già con grande maturità. In molti alla sua età, con in tasca un contratto per una grande del panorama europeo si sarebbero montati la testa, invece lui, pensa ancora a far bene con il suo club di appartenenza, il Deportivo Calì, dal quale intende congedarsi in maniera vincente: “Sarebbe molto importante lasciare il club con un titolo”. Nonostante ciò, Perea non nasconde l’entusiasmo per quella che sarà la sua nuova avventura a partire dalla prossima estate: “Sono molto contento di sapere che arrivo in un club molto importante e grande in Europa, che nel corso degli anni ha potuto contare su giocatori di fama mondiale. Per me è una bella sfida, e la affronterò con grande responsabilità, dedizione al lavoro e umiltà per conquistare un posto in prima squadra”, ha dichiarato a Futbolred.com.

Ancora 6 mesi dunque, e poi potrà dedicarsi al 100% alla Lazio, fino ad allora però la sua testa e il suo cuore rimarranno in Colombia: “Il mio presente è il Deportivo Cali, è un mio dovere continuare a far bene qui in questi sei mesi con buone prestazioni e professionismo. Non posso accontentarmi di quello che ho vinto, ho voglia di altri successi e di imparare giorno dopo giorno dai miei compagni e dallo staff tecnico che ci dirige”. Perea, sebbene abbia solo 20 anni, ha già una mentalità da professionista: lo ha dimostrato con il suo atteggiamento durante lo svolgimento del Suramericano Sub20 (dove ha trionfato con la sua Colombia ndr), in cui non voleva che le voci di mercato che lo riguardavano interferissero con la manifestazione: ”Non volevo saper nulla durante il torneo per non decocentrarmi. Ho lasciato tutto in mano al mio agente e mi sono dedicato a giocare il torneo. Ho appreso qualcosa soltanto al mio ritorno in Colombia, dove ho scoperto qualcosa in più sul club per cui giocherò”.

El Coco come lo chiamano in patria, confessa di non sapere dire una parola in italiano, e di aver chiesto aiuto a Juan Fernando Quintero, talento del Pescara, che però non gli è stato molto d’aiuto: “Quintero non è un gran professore, ha poca pazienza ed è un po’ petulante – dice sorridendo – mi ha detto di imparare la lingua conversando con gli italiani, solo così potrò apprendere la lingua in maniera rapida e completa. Farà parte del mio processo di adattamento”.

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