2013

Petkovic, tra gli allenatori d’elite: “Ricompattiamoci e puntiamo alla Champions”

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Un ritorno nella sua amata Svizzera, ma questa non per le vacanze, bensì per lavoro. Ebbene, Vladimir Petkovic, è stato convocato dall’Uefa, a Nyon, per la rassegna allenatori d’Elite, prestigioso evento organizzato dall’Uefa da ben quindici anni. Un forum molto importante a cui partecipano i più grandi allenatori del mondo, come Ancelotti, Wenger, Pellegrini e molti altri. E’ un Petkovic raggiante quello oltre le Alpi, che non può che essere al settimo cielo: E’ sempre bello confrontarsi con colleghi di alto livello. Certi discorsi su temi tattici e non solo aprono gli occhi e permettono di aumentare il proprio bagaglio”, ha ammesso l’allenatore laziale. Il Corriere dello Sport, nell’edizione odierna, riporta una lunga intervista rilasciata dal tecnico proprio da Nyon.

Petkovic, cosa le ha detto Conte? 
«Mi ha chiesto com’era andato il dopo partita». 

E lei? 
«Gli ho risposto che era tutto sotto controllo (sorriso, ndi) ». 

 

Il tecnico della Juve si sarà preoccupato dopo averle inflitto due tali scoppole in meno 15 giorni. 
«La vera debacle è stata la sconfitta all’Olimpico in Supercoppa Italiana. Per come abbiamo perso quella partita all’Olimpico un po’ mi sono vergognato, ma a Torino abbiamo dimostrato di essere uomini, di avere un grande carattere. In entrambi gli incontri abbiamo pagato a caro prezzo tutto quello che potevamo pagare, ma abbiamo giocato contro una signora squadra e sabato scorso abbiamo tirato 17 volte, 8-9 nello specchio della porta. Dopo il 2-0 la mia formazione mi è piaciuta di più anche se non abbiamo certo giocato come successo per un’ora contro l’Udinese. In quell’occasione ho visto la vera Lazio». 

 

In questo inizio di stagione la Lazio ha mostrato due volti. Qual è quello giusto? 
«Di certo non siamo quelli della Supercoppa… L’Udinese lo scorso anno è arrivata davanti a noi e l’abbiamo battuta facendo bene. Sentir dire che siamo una squadra da settimo-ottavo posto deve essere uno stimolo per dimostrare quanto valiamo da qui fino alla fine del campionato. Ho grande fiducia in questo gruppo». 

Pensa che la Lazio possa lottare per la Champions League o il terzo posto è fuori dalla vostra portata? 
«La Lazio deve lottare per il terzo posto. Lo scorso anno c’è mancato poco perché lo conquistassimo e i 61 punti che abbiamo totalizzato non sono un brutto risultato se si considera che quando abbiamo saputo l’avversaria della finale di Coppa Italia abbiamo iniziato a pensare troppo a quell’incontro lasciando per strada molti punti. Se non avessimo sprecato qualche occasione di troppo, avremmo chiuso con una classifica ancora migliore». 

Dopo la partenza di Kozak non crede che le avrebbe fatto comodo un altro attaccante? 
«Numericamente non penso che ci manchi qualcosa. Se Floccari gioca come nella seconda parte della scorsa stagione e se i giovani (Perea e Keita, ndi) dimostrano il loro valore adattandosi al nostro campionato, non avremo problemi». 

Non crede insomma che alla Lazio possano mancare dei gol per puntare in alto? 
«Là davanti ci vuole imprevedibilità e non dobbiamo aspettare che a segnare sia solo il nostro centravanti. Tutti devono dare il loro contributo, tutti devono arrivare al tiro e far gol. Mi aspetto che le nostre mezze punte esplodano, magari anche svariando su tutto il fronte offensivo, senza avere una posizione fissa. C’è bisogno che tutti diano il loro contributo». 

Pensa di riproporre Candreva da trequartista come nelle ultime due uscite o nelle prossime partite lo riporterà nel ruolo dello scorso anno di esterno destro? 
«Contro l’Udinese ha giocato vicino a Klose, mentre contro la Juventus agiva più indietro, nella zona di Pirlo per cercare di ostacolarlo in fase di impostazione. La posizione in campo sua e degli altri dipenderà dalla partita e dagli avversari. Vedremo di sfruttare sempre al massimo le nostre potenzialità e soprattutto si essere imprevedibili». 

Sta valutando un ritorno al 4-1-4-1 dello scorso anno? 
«Nel calcio non sono importanti i moduli, ma i principi tattici. E poi i moduli li fanno i giocatori per questo è giusto cambiare a seconda dei calciatori che si hanno a disposizione. A centrocampo, per esempio, abbiamo molta scelta e cambieremo a seconda della gara». 

Perché ha preferito Ciani a Dias nella lista Uefa? 
«Ultimamente Dias ha avuto le sue occasioni e ha giocato, ma nel corso della stagione toccherà anche agli altri. Tra un giovane e un elemento più esperto che rendono allo stesso livello ho sempre detto che preferirò sempre il giovane. E poi nella nostra lista Uefa avevamo già quattro centrali ( Cana, Novaretti, Biava e Ciani, ndi) più un giovane (Serpieri, ndi) prodotto del nostro settore giovanile. Ed essendo il numero dei giocatori bloccato…». 

Pensa già al derby del 22 settembre? 
«No, è troppo lontano. Prima ci sono altre partite e mi concentro su quelle perché vogliamo far bene e riscattare la sconfitta contro la Juventus». 

Al derby dello scorso maggio e alla Coppa Italia vinta invece pensa ancora? 
«No e spero che anche l’ambiente lo dimentichi presto». 

Crede che l’eccessiva euforia della tifoseria abbia influenzato il rendimento della squadra? 
«Di certo nella finale di Supercoppa abbiamo pagato un eccesso di euforia e non possiamo ripetere questo errore per tutta la stagione. E’ necessario tornare ad avere la mentalità della passata stagione e smettere di pensare alla Coppa Italia vinta contro la Roma»

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