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Pietrangeli rivela: «Ecco come sono diventato un tifoso della Lazio»

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Pietrangeli, l’ex tennista rilascia alcune dichiarazioni raccontando come è diventato un tifoso della Lazio

Intervenuto ai microfoni di Radiosei, Nicola Pietrangeli ha rilasciato in occasione del suo compleanno un intervista, raccontando come è diventato della Lazio

PAROLE – Quale torneo avrei voluto vincere e non ho mai vinto? Wimbledon senza dubbio.

Anche se ci sono tornei più ricchi, per me è il numero uno.
Il calcio attuale non mi piace più. I calciatori guadagnano troppo. E’ giusto guadagnare, ma nel tennis come nel golf si guadagna molto, ma solo se vinci. E comunque sono sport individuali, dove se non giochi, non guadagni. Nel calcio guadagni milioni comunque, anche se non vali o anche se non giochi.

Dopo aver lasciato Tunisi a circa 10 anni, iniziai a giocare a pallone nelle giovanili della Lazio e l’allenatore era Speroni. Ho avuto la fortuna di giocare con Sentimenti IV e con tanti altri giocatori che poi si sono affermati. Un giorno incontrai Maestrelli perché abitavo vicino a Tor di Quinto e che conoscevo, a cui chiesi di visitare il contro sportivo. Mi invitò, mi presentò allo spogliatoio e mi misi a giocare in allenamento con loro. I giocatori mi davano del lei e mi chiamavano “Signor Pietrangeli”. Dopo 10 giorni ci mandavamo a quel paese al punto che Re Cecconi si lamentò con me perché non gli avevo passato una palla. Gli ricordai che lui era in Nazionale e io ero solo un dilettante e si mise a ridere dandomi ragione. Pensate quanto fossero competitivi anche in allenamento. Da loro ho imparato questo atteggiamento. Mi sono allenato con la Lazio per tre mesi e le regole tecniche e le botte valevano anche per me. Come so fossi stato un giocatore vero.

Ho rischiato di morire due volte: la prima a Tunisi sotto un bombardamento che prese il giardino della nostra casa, ma rimanemmo illesi. Poi un cancro al colon da cui sono sopravvissuto.

Non è vero che ho avuto tante donne, diciamo che il fatto di giocare bene a tennis e di parlare quattro lingue mi ha aiutato. Ma non sono stato uno sciupafemmine. Ho sempre pensato che uscire con una bella che ti dice di no, sia meglio di uscire con una brutta che ti dice di sì

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