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Pinzi: «Mai nascosto la mia fede per la Lazio. Scudetto? Ho festeggiato così…»

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Giampiero Pinzi ha raccontato la sua fede per la Lazio e di alcuni anedotti vissuti quando era ancora un calciatore biancoceleste

Non ha mai nascosto la sua fede per i colori biancocelesti. Giampiero Pinzi è cresciuto nelle giovanili della Lazio, ma non ha avuto la fortuna di difendere per troppo tempo la prima squadra. A 36 anni si dirige verso la parte conclusiva della propria carriera, oggi veste la maglia del Padova. Ai microfoni ufficiali della squadra veneta si è espresso anche sulla sua passione verso la società capitolina: «Ricordo la prima partita allo stadio. Ancora c’era il vecchio Olimpico, senza copertura, dovevi andare 5 ore prima per trovare posto. Quando stava per iniziare la partita o avevi preso un’insolazione o eri morto di freddo talmente lunga era l’attesa. Se non sbaglio era un Lazio-Messina. Non ho mai nascosto la mia fede, anche se in passato questa storia mi ha dato qualche problema. In una parola: Lazio è “Primo amore”, la passione, tutto quello che un ragazzo può sognare».

ESORDIO CON LA LAZIO«Ho esordito in Champions League a Kiev, in uno stadio stracolmo. Ricordo solo fischi, gli ucraini fischiavano sempre, o ero io stordito dall’emozione. Potevo anche fare gol, Mancini mi mise una bella palla davanti alla porta che sbagliai clamorosamente. A fine partita le radio romane volevano intervistarmi, mi passarono il telefono ed io risposi come se fosse un amico al telefono “Pronto? Macchè pronto? Stai in diretta sulla principale radio romana!”. Ero molto emozionato. In campionato non sono riuscito ad esordire, era una Lazio incredibile di campioni di livello mondiale, pensare che Stankovic era l’ultima ruota del carro a centrocampo, non era facile giocare. Ho giocato in Coppa Italia dove abbiamo vinto, ma non sento mia la vittoria, la vivo da tifoso».

SCUDETTO – «Quando abbiamo vinto lo scudetto, anzi quando hanno vinto lo scudetto, ero a festeggiare con i tifosi, non ero salito sul pullman, non ho fatto la festa con i compagni, mi sentivo ancora un ultras. Quando andavo in trasferta passavo per l’albergo in cerca dei biglietti perché partivo senza ed Eriksson mi chiedeva cosa stessi facendo li. Poi capitò che abbiamo vinto 3-0 in trasferta e lui che era molto scaramantico voleva che andassi sempre. Quando Marchegiani mi vide al Circo Massimo con un bandierone in mano voleva che salissi con loro sul pullman scoperto, ma io mi sentivo un tifoso appunto».

I MAESTRI DI PINZI«Inizialmente mi ispiravo ad Almeyda, un recuperapalloni indomabile. Poi ho avuto la fortuna di allenarmi con Simeone, un guerriero. All’Udinese mi innamorai calcisticamente di Giannichedda, non molla mai anche nelle difficoltà fisiche. In futuro? Non lo so, di sto passo se continuo a giocare mi ritrovo con mio figlio in squadra… Adesso non mi ispira nessuno, cerco di godermi questi anni».

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