2014

Pioli, i biancocelesti non sono il Bologna

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La Lazio dura soltanto 20 minuti. E’ successo a Empoli, contro la Juventus e anche a Verona. La squadra, dopo un avvio confortante, si è sempre spenta a metà del primo tempo senza dare mai la sensazione di saper reagire alle situazioni negative. Tre volte consecutive con lo stesso canovaccio e, soprattutto, con la miseria di un punto e gol all’attivo. Carenze tecniche e fisiche perché i biancocelesti non sono né brillanti atleticamente, né aggressivi, né dimostrano di avere personalità. Pioli sembra un pugile suonato che, anche dopo il getto della spugna, vorrebbe restare sul ring. Forse non capisce i limiti della formazione, forse vuole giustificare il gruppo oltre il lecito. Era contento della prova di Empoli, dopo la pesante e meritata sconfitta, si è detto felice dopo la deludente esibizione contro il modesto Chievo. Ricorda le dichiarazioni di Petkovic, quando lo svizzero era in confusione e non si rendeva conto di quello che gli stava succedendo attorno. Pioli deve capire in fretta che la Lazio non è il Bologna, con tutto il rispetto per la storia e il blasone del club rossoblù. Roma è una grande piazza, la squadra che gli ha messo a disposizione il presidente Lotito non sarà eccezionale, dal punto di vista qualitativo, ma nemmeno così scarsa da rimediare figuracce. Perché tali sono state le ultime 3 giornate di campionato: senza alibi, senza chiacchiere. Intanto la Lazio è scivolata al settimo posto in classifica, con 2 punti in più del modesto Sassuolo: non erano queste né le premesse, né le aspettative d’inizio stagione. Nemmeno può dimenticare, l’allenatore emiliano, che, fino a qualche settimana fa, si parlava di Champions League e che avallava l’euforia che si viveva nell’ambiente laziale per le 4 vittorie di fila. Tocca a lui individuare i problemi fisici e tattici e risolverli, magari con qualche accorgimento che superi un modulo prevedibile diventato fragile e stucchevole. Solo l’allenatore può essere felice della Lazio vista contro il Chievo, perché i tifosi guardano orizzonti più ampi e lontani e sognano un’altra realtà.

Fonte: Il Messaggero

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