2013

Pm Di Martino: “Arresto Mauri? Tornando indietro lo richiederei… In questi mesi abbiamo acquisito altri elementi che aggravano la sua posizione”

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Da oltre due anni sta tentando di debellare il fenomeno del calcioscommesse in Italia, ma l’inchiesta è destinata ad allargarsi e a settembre potrebbero esserci nuovi colpi di scena: il pm di Cremona ha parlato ai microfoni de “La Gazzetta dello Sport” delle sentenze e delle indagini. «Alla fine di questa storia ognuno si assumerà le proprie responsabilità: a iniziare da chi oggi ha ritenuto insufficienti le accuse d’illecito nei confronti di Stefano Mauri, sconfessando un’ordinanza firmata da un giudice vero, Guido Salvini. Sono molto tranquillo: so che in sede penale le cose andranno in modo diverso. Da sportivo mi auguro che in appello il ricorso del procuratore Palazzi sia accolto, ma non sono ottimista. Arresto Mauri? Guardi, tornando indietro lo richiederei di nuovo anche solo su quello emerso allora. In questi mesi abbiamo acquisito altri elementi che hanno aggravato la sua posizione, ma per ovvi motivi non ho potuto fornirli a Palazzi. E comunque non serviva: si può discutere sull’associazione che ritengo comunque fondata, ma sulla frode sportiva le prove sono granitiche e il processo lo dimostrerà. Del resto un giudice, vero, mi ha dato già ragione», ha dichiarato Roberto Di Martino, che ha rincarato la dose:

«Faccio notare una cosa: come si può ritenere attendibile Gervasoni e poi non dare seguito alle sue dichiarazioni? E ancora: Ilievski non va certo a Roma o a Lecce per turismo. Fa parte di una organizzazione internazionale che ha come scopo corrompere i giocatori. Dubbi sul ruolo di Mauri? Se non ho capito male volevano trovare le scommesse nell’agenzia di Aureli. Forse dovrebbero leggere gli atti, così capirebbero che le puntate anomale sono fatte su canali alternativi, quasi sempre all’estero. E la scheda coperta è usata molto prima di quanto aveva detto Mauri. C’è un motivo se ha mentito… Mi sono accorto di una cosa che in un primo momento avevo sottovalutato: giustizia sportiva e giustizia ordinaria, così convivono a fatica. Prendete i tempi delle sentenze. Che senso ha che la giustizia sportiva si esprima prima di quella ordinaria? Faccio una domanda non causale: e se domani Mauri fosse condannato da un tribunale della Repubblica che facciamo? Ha senso? E’ intelligente? Beh, se dall’interno del mondo del calcio pensano di risolvere il problema così… Con sentenze del genere, anticipate tre giorni prima su tutti i giornali… Facciano pure. Non spetta a me censurarli. Io mi occupo di altro».

Il noto pm ha poi parlato della possibilità di proseguire la collaborazione con il procuratore federale Palazzi: «Qualche perplessità ce l’ho. Non capisco l’evoluzione dei giudizi. Quando è toccato ai primi, mi riferisco a Doni e compagnia, i processi erano fatti in maniera molto semplice. Si prendevano le carte, si ascoltavano gli interessati e si decideva. Giusto o sbagliato che fosse. Gli ultimi invece si sono trasformati in processi che sono andati oltre le indagini penali. Nel caso di Mauri sono state sentite molte persone, anche Zamperini e Aureli. Gente che ovviamente difendendo Mauri difendeva se stessa. Osservo che a me non è stata data la possibilità di parlare con Zamperini. Ho chiesto al suo avvocato di poterlo fare: mi ha detto che non aveva più rapporti col suo assistito. E invece va alla giustizia sportiva, racconta che Ilievski resta fuori da Formello mentre lui prende i biglietti… Perché non viene da me a raccontarla questa storiella? Come Aureli: mi ha fatto cercare dal suo avvocato perché vuole collaborare. Lo sto ancora aspettando… Non mi straccio le vesti, me l’aspettavo. Sono sereno: la mia posizione su Mauri è granitica. Per ciò che è emerso e per ciò che emergerà. Certo, non capisco come certi reati si possano trasformare in omesse denunce. C’è anche qualche somiglianza con Conte, ma nel caso dell’allenatore la situazione era più articolata dal punto di vista giuridico e c’era margine per giustificare la derubricazione. Su Mauri spazi per altre conclusioni non ci sono».

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