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Progetto “Calcio-Educazione-Cultura”, Lotito: «Nei miei 15 anni c’è stata coerenza di comportamento. La Lazio aiuta i più deboli».
Presentazione del progetto “Calcio-educazione-Cultura”, progetto nato dalla collaborazione tra Lazio e l’Università Telematica internazionale UNINETTUNO insieme a IGEA Banca.
Tutto pronto nella Sala Stampa dello Stadio Olimpico per la presentazione del progetto “Calcio-educazione-Cultura”. L’iniziativa nasce dalla collaborazione tra Lazio e l’Università Telematica internazionale UNINETTUNO insieme a IGEA Banca.
AGGIORNAMENTO ORE 16.10 – A chiudere la conferenza nella sala stampa dell’Olimpico, sono arrivate le parole del presidente della Lazio Claudio Lotito: «Grazie della presenza, questo è un tema che sta a cuore a tante persone. È un progetto che trova riscontro. Mens sana in corpore sano, ho sempre detto ai miei collaboratori che dobbiamo allenare anche la mente. Una persona che è in grado di acquisire nozioni, sa anche autogestirsi meglio. La razionalità deve sovrintendere le nostre azioni, questa nasce da norme etiche, civili, morali e dalla conoscenza dei propri limiti e mezzi. Ognuno di noi deve conoscere se stesso, capire che nella vita non contano solo i risultati materiali ma anche la crescita umano. Vogliamo nutrire lo spirito. Abbiamo una responsabilità, il calcio ha potere mediatico, gli atleti diventano degli esempi, bisogna essere campioni sul campo e nella vita. Si deve far crescere il sistema attraverso i gesti atletici ma anche con i comportamenti». Poi l’argomento si sposta sul calcio femminile e sulla crescita e costruzione di uno sportivo: «Sto portando avanti il progetto legato al calcio femminile, per me le donne sono fondamentali, aggiungono un approccio diverso, valori che spesso gli uomini possono trascurare. Nei miei 15 anni di presidenza c’è sempre stata una coerenza di comportamento della politica sportiva del club. Dobbiamo dare i mezzi ai nostri atleti di riscoprire il noumeno kantiano, non curiamo solo l’aspetto fenomenico. Nel calcio si corre il rischio di perdere l’aspetto empatico. Le persone spesso sono sole, per questo nasce il branco, non vengono più tramandati i valori che permettono agli individui di crescere con una personalità forte. La Lazio applica questi schemi di formazione, perché ci crede, lo fa in silenzio per aiutare i più deboli, col calcio si possono attenzione problemi che passano ‘sotto voce’. Dobbiamo fare in maniera che gli altri crescano insieme a noi. Le nostre iniziative sono volte a creare la normalità, per aiutare persone svantaggiate a essere come gli altri e per dargli gli strumenti adatti per centrare i propri obiettivi. Un giocatore troppo spesso non ha il tempo per migliorare la propria cultura, questo può essere superato con l’Università. Oggi, finito l’allenamento, può prepararsi e sostenere gli esami, grazie all’utilizzo della rete e degli studi telematici. La Lazio vuole dare un contribuito fattuale, un percorso che può essere comune con le altre squadre e gli altri sport. Non si deve usare o la forza bruta o la testa, bisogna sempre usare la testa e la concentrazione. La determinazione nasce dalla capacità di avere uno schema mentale che dia sicurezza, indipendenza e libertà, affinché si possa decidere il proprio destino».
AGGIORNAMENTO ORE 16:00 – Il primo tesserato biancoceleste a prendere parola è il responsabile del settore giovanile, Mauro Bianchessi: «Ricordo che il nostro lavoro nel settore giovanile è quello di formare i giocatori per la Lazio. Siamo consapevoli che non tutti arriveranno a questo livello. Quindi abbiamo il dovere di creare buone persone che saranno il futuro del domani. Il calcio è per tutti, maschi e femmine, ho qui presente la squadra della Primavera. Primi in classifica a punteggio pieno. La nostra strategia è quella di costruire prenderli dagli 11 o 12 anni, portandoli avanti con il metodo integrato. Nell’arco di una stagione sportiva, una squadra agonistica si allena dalle 520 alle 550 ore. Qui toglieremo qualche ore dal campo, aggiungeremo qualcosa del mondo del calcio che non riguarda la pratica. In più da lunedì abbiamo iniziato un altro progetto: gli otto migliori, oltre a queste ore, avranno a disposizione un giorno per lavorare sulla crescita tecnica, atletica, fisica e mentale. Attraverso le figure professionali: maestro di atletica, arti marziali e mental coach. Sono nel mondo del calcio da 30 anni, ma quello che ho visto a Formello non lo avevo mai visto prima».
La prima a prendere la parola è Anna Nastri: «Sono orgogliosa, è il primo progetto voluto insieme al presidente Lotito. La prima volta che ci siamo visti mi ha detto che la Lazio è la prima società ad aver ricevuto il merito per la diffusione della cultura. Il progetto ve lo abbiamo presentato a luglio, oggi siamo qui per raccontare cosa abbiamo fatto in questi due mesi. L’obiettivo è quello di prepararli a quella che sarà la vita futura. Questo corso è uno dei primi di tra quelli organizzati in Italia, un modello che sta seguendo anche la Uefa. Prendiamo i ragazzi dai 13 ai 19 anni, li avremo in consegna per la loro formazione, come se fosse una seconda famiglia. Il senso di appartenenza è molto importante. Vogliamo che portino un ricordo calcistico e di una famiglia che gli ha donato delle possibilità. Il corso riguarda tre fasce, dall’Under15 all’Under17, il settore giovanile della Lazio Women e la prima squadra della Lazio Femminile. Il corso dura tre anni, dai 15 ai 17 anni, toccando in modo più dettagliato le materie che verranno affrontate. Al termine l’Under 17 farà un esame per poter vincere una borsa di studio presso l’Università UniNettuno a seconda delle qualità mostrate durante il corso. Si inizierà il 15 ottobre. Le lezioni si terranno a Formello: non si alleneranno per un giorno e dentro la sala stampa studieranno con i docenti».