2015

Quando l’esultanza si trasforma in pericolo: salti, barelle e dita mozzate

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Segno, quindi esulto. Una volta se la cavavano con la manina sventolata verso il pubblico, oggi si fanno proprio male. Prima di Candreva – e ieri ha rischiato anche Bonaventura, come Bonucci una settimana prima – hanno imperversato veri e propri miti. Il più grande di tutti? Martin Palermo, una gloria nazionale in Argentina, in Europa ricordato soprattutto per i tre rigori tre sprecati in una partita col Villarreal e per come buttò via una stagione dopo una rete, fratturandosi tibia e perone per l’impatto con un cartellone pubblicitario. Se l’è cavata per fortuna con meno danni ieri Candreva, scivolato sotto la curva e poi uscito. In tv si è beccato pure la battuta del tecnico Stefano Pioli «Spero succeda ancora, vorrà dire che avrà segnato un altro gol». Gli allenatori però dovrebbero essere gli ultimi a parlare. Nel 2008 Ilario Castagner, nell’esultare per la promozione in A del Perugia, si lesionò il tendine d’Achille della gamba destra. E vogliamo parlare di quelli che dovrebbero proteggere l’integrità fisica degli altri e non sanno badare alla loro? Mondiale 2014: l’Inghilterra segna all’Italia e viene portato fuori in barella il fisioterapista Gary Lewin che festeggiando si è lesionato la caviglia sinistra

PERICOLI E SFORTUNA – Per fortuna ci sono gli specialisti, quelli che non si fanno mai male come lo era Martins, il re delle capriole, tutte perfettamente eseguite. Come riporta La Gazzetta Dello Sport, il guaio sono gli imitatori: l’argentino Espindola cercò di fare altrettanto, si fece male alla caviglia e gli annullarono pure il gol. Peggio andò a Paulo Diogo che si aggrappò alla rete di recinzione dopo un gol col Servette, rimanendovi impigliato con la fede nuziale. Nel ricadere giù perse due falangi dell’anulare, poi amputato. E si beccò anche il giallo. Pura iella quella di Aldo Serena che in nazionale, nel 1986 ad Avellino, travolto dall’affetto dei compagni dopo un gol alla Germania si ustionò la coscia scivolando sulle linee del campo, tracciate in calce viva. Perché spesso il pericolo maggiore può arrivarti proprio dagli amici come capitò a Quagliarella dopo un gol al Catania. Schizzato dalla panchina per esultare con lui, Storari gli prese la testa e non voleva più mollargliela. Alla fine comunque si convinse.

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