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Rambaudi Lazio, il commento alle parole di FABIANI: «Dimostrano DUE COSE; in SOCIETÁ servirebbe una figura come LUI!»

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Rambaudi Lazio, le parole dell’ex biancocelste sul momento della squadra e le parole di ieri del ds Fabiani

Roberto Rambaudi ospite di RadioSei ha parlato delle parole di Angelo Fabiani di ieri in conferenza oltre a fare il punto sulla Lazio. Di seguito le sue parole.

PAROLE FABIANI – «Le parole di Fabiani dimostrano che la società continua ad andare sulla sua strada: si è aperto un nuovo ciclo, hanno puntato su dei calciatori che hanno grandissima qualità secondo loro; Dia è importante, è un calciatore quasi completo, poi bisogna vedere come si ambienta ma è un grande colpo. L’altro messaggio del direttore è che non si compra tanto per, ma si cercano profili funzionali. Io credo che manchi ancora qualcosa a centrocampo, ora servono idee e lavoro con Baroni. Il ds non ha detto niente di nuovo. Obiettivi? Non facciamo proclami, vediamo come cresce questa squadra. Io ho fiducia. E’ un gruppo affiatato, poi il coraggio, l’entusiasmo e i risultati faranno la differenza. Mi piacerebbe che la Lazio diventasse l’intrusa tra quelle che lottano per la Champions».

PROSSIMI IMPEGNI – «L’obiettivo immediato è comunque il Verona. Dopo la sosta ci sono sempre sorprese, la Lazio ha dimostrato dei limiti di approccio e Baroni deve puntare il dito qui. L’atteggiamento dovrà essere come quello di una finale di Champions. Il risultato e la prestazione diventano una medicina importante per una squadra che ha cambiato e deve trovare identità. Gigot? Nelle interviste tutti dimostrano spregiudicatezza, poi dobbiamo vederlo in campo. Dia mi sembra abbia leadership. Il centrale francese voglio vederlo, ne parla molto bene Fabiani ma le chiacchiere se le porta via il tempo, va visto. Basta guardarlo in una partita. Gila terzino? Bisogna capire cosa si cerca in quel ruolo. Può essere una soluzione a destra. Tuttavia Marusic è il giocatore più europeo che abbiamo come fisicità e ritmo».

ROSA – «Gila può essere un buon prospetto, è più aggressivo, più marcatore. Per quanto riguarda l’approccio, si intuisce solo allenando il gruppo se i calciatori sono attenti e pronti. Secondo me, l’allenamento dice come si arriverà alla partita. La gara è un esame, bisogna vedere come studi. Nel pre-partita poi molto dipende da chi hai in squadra: se si arriva con il cellulare io mi arrabbio e anche il comportamento tenuto sul pullman può fare la differenza. Calciatori-simobolo di leadership? Guendouzi può essere tra questi, ma in campo non deve lamentarsi e criticare, mi sembra troppo esibizionista; può piacere alla gente ma non al gruppo questo modo di fare. Al di là dei singoli però serve grande coraggio. L’atteggiamento deve essere quello di Castellanos. Mi aspetto di più da Zaccagni, spero si liberi un po’ da questa responsabilità da capitano, è devastante nell’1 contro 1 e deve tornare ad esserlo. Deve tornare ad essere più libero di mente, può essere il nostro fuoriclasse. Noslin, Tcahouna e Isaksen? Va scelto chi è pronto. Noslin e Tchaouna in questo momento potrebbero essere alle prese con una responsabilità più grande di loro. Magari durante la gara possono fare meglio. Baroni guarderà sia gli allenamenti che l’aspetto mentale».

COSA MANCA IN SOCIETÁ – «Una figura alla Peruzzi per me è importante, serve per creare il mosaico perfetto. Team manager, o chiamiamolo come vogliamo, ormai i termini nel calcio cambiano, ma ci vuole una figura che sappia già cosa pensano i calciatori prima di parlare o agire. E, al contrario, i giocatori devono sapere che vengono subito sgamati quando qualcosa non va. Serve questo profilo per la società, la squadra e anche per l’ambiente: una figura così farebbe bene anche per riaccendere la scintilla, l’entusiasmo. Ci sono troppe critiche al momento tra presidente e ambiente. Lotito, da persona intelligente qual è, dovrebbe scegliere questa figura che unisce: serve un profilo funzionale per riallacciare il rapporto con la tifoseria. Ora la Lazio deve lavorare per avere continuità nel campionato italiano. Serve migliorare anno dopo anno, altrimenti viene da pensare che il presidente non ha le capacità o la voglia di lottare per le posizioni di alta classifica. Sono state fatte cose importanti ma serve una crescita continua, altrimenti è bene che il presidente venda»

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