Editoriale
Da Ranieri a Guarino: quando la troppa bravura stufa
A distanza di pochi minuti si è compiuto il medesimo destino per Rita Guarino e Claudio Ranieri, accomunati nel loro addio dalla troppa…bravura
Un anonimo venerdì di fine stagione ha sussultato verso pranzo o giù di lì, con l’ufficializzazione degli addii di Rita Guarino e Claudio Ranieri alle rispettive panchine.
La torinese doc lascia la Juventus Women dopo che negli ultimi giorni la notizia era ormai nell’aria, al pari del vociferato sbarco alla Continassa del tecnico ex Arsenal Joe Montemurro. Raccogliere l’eredità della quattro volte scudettata non sarà però affar semplice anche per un totem del calcio femminile qual è l’australiano di Melbourne.
Un addio che ricorda molto da vicino quello che caratterizzò la fine dell’esperienza a Torino di Max Allegri. Con quell’inconscio desiderio di successi internazionali e di ottenere avidamente sempre qualcosa di più. Come se vincere ogni anno Scudetto, Coppa Italia o Supercoppa (di solito tutte insieme, che ve lo dico a fare) fosse così semplice o sia diventato talmente scontato da non aver più la giusta considerazione. Cambiare può funzionare, certo, ma talvolta anche no. E le Juve di Sarri e Pirlo sono lì a testimoniarlo.
Che dire, invece, di Claudio Ranieri. Uno tra gli allenatori più competenti e capaci che la scuola di Coverciano abbia formato negli ultimi 30 anni. E non ci sarebbe nemmeno da rispolverare il leggendario miracolo Leicester per descrivere la bravura di un uomo che in meno di due anni ha saputo raccogliere la Sampdoria dai bassifondi e condurla saldamente a metà classifica.
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