2014

Re Cecconi? No, Basta. Una chioma d’angelo e la leggenda rivive

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Quella chioma bionda che galoppa sul prato dell’Olimpico. La maglia biancoceleste addosso e il numero 8 sulla schiena. È un attimo, la mente corre indietro nel tempo. Anni 70, quando il calcio (l’Italia, il mondo) erano tutta un’altra cosa. Ma quell’immagine c’era già. La incarnava Luciano Re Cecconi, l’angelo biondo della Lazio del primo scudetto. Una squadra unica e inimitabile quella che nel 1974, sotto la guida di Tommaso Maestrelli in panchina e di Giorgio Chinaglia in campo, conquistò un tricolore pazzesco e irripetibile. Una squadra che era tutta un romanzo. Con, al suo interno, tanti altri romanzi. Quello di Re Cecconi ebbe un epilogo tragico, ma la sua fama, il suo mito resistono ancora dopo quarant’anni. Perché quel giocatore biondo, col numero 8 sulle spalle, dai piedi buoni e dai polmoni inesauribili, era il cuore e il motore di una Lazio rimasta scolpita nella memoria di chi ama i colori biancocelesti. E non solo.

IL MITO RIVIVE – Immagini vecchie di quarant’anni. Immagini nitide, però, per chi quell’epopea la visse in prima persona. Ed è stato così che, domenica scorsa, in un Olimpico tornato a riempirsi per il primo match di campionato della Lazio, i sostenitori meno giovani hanno avuto un tuffo al cuore. Tutto merito di Dusan Basta. Il laterale serbo, arrivato in estate dall’Udinese, è stato tra i migliori in campo. Ma non è stato certo questo a far sobbalzare i presenti. No, a toccare certe corde, sono state le sue movenze, la sua zazzera bionda, e quel numero 8 sulla schiena. Sembrava di rivedere Re Cecconi. Chissà se Dusan Basta ne ha mai sentito parlare. Quando è nato (a Belgrado), il 18 agosto del 1984, era già passato qualche anno dalla fine della favola di Re Cecconi. Glielo spiegheranno chi era quel giocatore il cui mito sta facendo rivivere. Il calcio è cambiato, ma i giocatori dal cuore grande così non passano mai di moda. E Basta è sicuramente uno di questi. Proprio come il suo «sosia» degli anni 70. Laterale il serbo, mezzala il «Re», ma entrambi cursori instancabili e dai piedi buoni.

LAZIO DIVERSA – Come riportato dall’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport, Re Cecconi entrò nella leggenda grazie al tricolore conquistato nel 1974. Basta molto difficilmente potrà arrivare a tanto, anche se la Lazio di Pioli ambisce al ruolo di guastafeste del campionato. Ma il suo scudetto, Basta, lo ha già vinto facendo rivivere il mito di Re Cecconi e, di conseguenza, quell’epopea laziale incredibile e irripetibile. Domani a Marassi Basta ci sarà nella Lazio che, contro il Genoa, cercherà di salire un altro gradino nella sua scalata ad un posto al sole nel nostro campionato. Marassi, uno stadio storico. Un prato sul quale (anche se le gradinate erano diverse da oggi) giocò tante volte pure Re Cecconi. Con quella corsa inesauribile, la chioma bionda, la maglia biancoceleste col numero 8 sulla schiena. Domani toccherà a Basta fermare le lancette del tempo e farle tornare indietro di quarant’anni. E far rivivere, anche a Marassi, il mito di Re Cecconi.

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