2014

Riforme: Lotito ha fretta solo per la multiproprietà

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Ci saremmo aspettati una conferenza stampa renziana, un ritmo martellante, slides, dettagli, qualche slogan, tempi annunciati di attuazione. Un nuovo Statuto per un nuovo calcio. Un Lotito in minore invece, pur sollecitato a intervenire e illustrare dal presidente Tavecchio, anche lui piuttosto incupito nonostante il momento pregnante, ha abbozzato brevemente alcuni punti della sua bozza di proposta di riforme del sistema, elencati in 7 righe del comunicato stampa finale a seguire il C.F. di ieri. Su una questione però il presidente della Lazio si è acceso, dando spessore alle sue argomentazioni, naturalmente alte: l’apertura alla multiproprietà. Le voci da dentro il Palazzo del resto, non solo di opposizione, sono concordi nell’ammettere come in realtà l’unica riforma che il consigliere federale con delega ad hoc in materia vorrebbe portare a casa in fretta è appunto l’ennesima modifica all’articolo 16 bis delle Noif. Format dei campionati, rose su modello Uefa, e via discorrendo: accadesse anche che Leghe e componenti tecniche venissero toccate dalla grazia e si mettessero d’accordo, andrebbero a regime in alcuni anni. In questo caso invece Lotito l’ha messa giù piana: c’è poco da discutere, o è sì o no. Come è evidente il presidente della Lazio e azionista di riferimento della Salernitana (ora in Lega Pro), vicinissimo alle vicende del nuovo Bari (serie B) e con interessi anche in Lnd, ora che è fulcro della nuova governance federale vorrebbe evitare di dover ricorrere ad un lodo ad personam, come quello che nell’estate del 2013 gli ha consentito di restare comproprietario del club campano, appena promosso tra i Pro, che lui aveva acquistato due anni prima con Mezzaroma, dopo il tracollo e la rinascita dalla Serie D, dunque tra i Dilettanti, circostanza che consente la multiproprietà.

Questo di liberalizzare la possibilità di possedere più club era uno dei punti di differenza tra il programma di Albertini e quello di Tavecchio. Adesso restano calciatori e allenatori contrari e favorevoli alle seconde squadre, alle quali si oppone fieramente Macalli da sempre. Lotito ieri ha spiegato le sue ragioni: «La multiproprietà, da ammettere solo in campionati diversi, si fa preferire per tre motivi: tutela la vocazione dei territori, una tutela sociale a difesa dell’anima nostrana dei 100 campanili, rispetto alle seconde squadre di grandi club che toglierebbero spazio e risorse a società minori ma radicate; serve a incrementare i ricavi e a valorizzare i giovani. Per altro è ammessa tra serie pro e Dilettanti. In caso di promozione e di compresenza, il doppio proprietarario avrebbe 30 giorni per cedere il club neopromosso».

Come per i format dei campionati, su questo punto ci sarà molto da discutere. Lotito ieri ha spesso fatto riferimento a modelli europei, a quello tedesco in particolare; non gli sarà sfuggito che in nessuna delle grandi Leghe continentali è ammessa una simile possibilità. Il motivo ha un nome: conflitto d’interesse, materia oscura alle nostre latitudini. Si tratta in effetti di un tema molto complesso. Un esempio: perché un doppio proprietario dovrebbe favorire la promozione di una squadra “minore” nella massima serie con l’obbligo di liberarsene in 30 giorni? E a che prezzo? Difficile così tutelare il valore sociale di una cittadina e di una tifoseria. E sui giovani: in genere si assiste a massicci spostamenti di ragazzi che vanno dall’alto in basso e non viceversa. Aspetti fiscali, gestionali, plusvalenze, minusvalenze, tanta materia scivolosa, ancor di più quando si ha fretta di ottenere un risultato interessato.

Fonte: Corriere dello Sport

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