2014
Ritiro numero 42 per Manzini: “Il primo fu bello e travagliato. Auronzo? E’ la perla delle Dolomiti”
Maurizio Manzini, team manager della S.S. Lazio, è intervenuto a Lazio Style Channel parlando dei trascorsi biancocelesti e del ritiro di Auronzo di Cadore. “E’ il 42esimo ritiro per me. Sicuramente il primo è quello che ricordo in maniera particolare vista l’emozione che avevo. È stato anche però il più travagliato: arrivammo a Gubbio all’Hotel dei Cappuccini, molto bello ma con un piccolo particolare: l’albergo era chiuso da due mesi (ride, ndr). Andò comunque tutto bene, insieme alle organizzazioni locali trovammo una una destinazione più che degna”. Sul ritiro di Auronzo di Cadore, località scelta dalla Lazio per il settimo anno di fila: “Auronzo di Cadore è veramente la perla delle Dolomiti enonperchè ci siamo noi. Le Tre Cime di Lavaredo poi, sono un patrimonio per l’umanità. L’ho ribadito anche ieri sera: quando osservo Auronzo dall’alto del Monte Agudo è come vedere un fiore con tutti questi tetti che sembrano dei petali“. Il segreto per rimanere in questo calcio? “In un calcio esasperato come il nostro, il segreto è amare il proprio lavoro e non desiderare di invadere terreni altrui. È anche una questione di rispetto, poco importa se si tratta di amici o nemici. Il rispetto porta rispetto”. Poi, chi può essere considerato un vice-Gazza? “E’ difficile scegliere, ce ne possono essere più di uno. Mi vengono in mente Claudio Lopez o Matuzalem, altro personaggio che te lo raccomando (ride, ndr). Erano tutti grandi giocatori e come tutti i grandi ci può stare che abbiano una certa stravaganza”. Infine, un aneddoto: “Ero in giro in Germania per fare delle pre-visite prima del ritiro in Germania. Parlando in generale di calcio ci siamo soffermati su Renè Van de Kerkhof. Andai fino a Milano per incontrarlo e per portarlo nella sede del ritiro. Neanche il tempo di arrivare e arrivò la notizia che eravamo retrocessi: e all’epoca non si potevano tesserare stranieri in serie cadetta. Mentre dicevo questo mi sento toccare sulla spalla: era proprio René che mi disse:“Maurizio non mi riconosci?”. Era lì perché è un grande appassionato di golf e in Germania ci sono molti campi. Per ricordo lui mi regalò i pantaloncini della nazionale olandese che conservo ancora“.