2014

Scontri Coppa Italia, parla un agente della Digos: “I Genny ci salvano dal caos”

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Vita agra di un poliziotto politico allo stadio. “Perché parliamo con la Carogna? Perché una mano lava l’altra, meglio fare una brutta figura piuttosto che correre il rischio che qualcuno si rompa la testa. E poi sono quelli che se ne stanno con il culo al caldo che la chiamano figura di merda, chiaro?”. Mica tanto: “Non c’è stata nessuna trattativa, sono solo informative”. Claudio non si chiama Claudio, ma se si scrivesse il vero nome e il cognome passerebbe dei guai, “serve l’autorizzazione e l’autorizzazione ora non te la danno”. Vada per Claudio, il resto è tutta storia vera. Sta da trent’anni in polizia, sezione Digos, squadra stadio. “Quindi so di cosa parlo”. Ecco l’intervista completa de Il Secolo XIX

Perché per giocare una finale di Coppa Italia bisogna trattare con Genny a’Carogna?
“Ancora?”.

Ancora…
“La Carogna ha fatto da tramite, non c’è stata nessuna trattativa”.

E cos’era quel parlare fitto e rispettoso con il figlio di un camorrista?
“Ripeto: solo un’informativa. A una certa ora, in curva, si era sparsa la notizia che uno di loro era stato ammazzato. Quindi serviva qualcuno per informare gli altri e raccontare che non c’era nessun morto. Sì, anche io lo faccio sempre, lo faccio al telefono, anche durante la partita. Sono allo stadio per garantire l’ordine pubblico. Chiaro? Chi non sa e parla fa finta di dimenticare che questo è il nostro compito”.

Così lo Stato tratta con i delinquenti?
“Ma quali delinquenti? Mi risulta che quel signore, la Carogna, avesse scontato il suo Daspo, quindi allo stadio ci poteva stare”.

E quella maglietta che inneggiava a Speziale, l’assassino del suo collega Raciti?
“Quella non la doveva indossare, quando è entrato allo stadio sarà stata nascosta sotto il giubbotto e la felpa. Steward e forze dell’ordine possono perquisire 30mila persone. Però, come fanno a spogliare 30mila persone? Via, siamo seri”.

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