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Lazio, Scudetto 1915, Mignogna: «Resto fiducioso, credo in Gravina»

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Lazio, Scudetto 1915, le parole dell’avvocato Mignogna che torna a parlare della questione dell’assegnazione del titolo ex aequo col Genoa

L’avvocato Gian Luca Mignogna, intervistato da culturaacolori, è tornato a parlare dello Scudetto 1915. Ecco le sue parole.

«Ci aspettiamo qualcosa a stretto giro. È quanto ha fatto intendere Gabriele Gravina, presidente della Figc, a margine di un consiglio federale. Un pallino che avevo sin da giovane. Leggendo gli almanacchi non riuscivo a capire perché quello scudetto fosse stato assegnato d’ufficio al Genoa senza disputare la finale. Ho iniziato a parlare del tema nel 2015, in occasione del centenario del nostro ingresso nella prima guerra mondiale. Tra gli atleti laziali delle diverse discipline ci furono circa trenta caduti e rivedere quell’assegnazione sarebbe un atto di giustizia storica e sociale. Ricordo che nel 2015 proposi all’editore del Corriere Laziale un articolo sullo scudetto del 1915. Ne fu entusiasta e fu pubblicato nella data simbolo del 24 maggio. Da quel momento la questione è stata ripresa da più parti. Col tempo ne hanno parlato anche i media internazionali. Ora si stanno mobilitando in tanti».

PETIZIONE ONLINE – «Sì. Precisamente il 30 giugno 2015. Ad oggi siamo ad oltre 35mila firme. Attraverso change.org è possibile ancora aderirvi. Noi chiediamo che lo scudetto sia assegnato ex aequo alle due squadre in questione».

LAZIO –  «Nel 2015 parlai con Lotito e non mi fece mancare la sua stima. Ma non poteva fare granché perché essendo consigliere federale sarebbe caduto nel conflitto d’interessi. Allo stadio qualche volta mi ha chiesto aggiornamenti a titolo informativo. L’unico strumento che può consentire al mondo Lazio di raggiungere l’obiettivo è la petizione. Ma non solo».

FIDUCIA – «Assolutamente sì. È solo una questione di tempo. Spero breve. Ma ho fiducia in Gravina, che è una persona seria. Le prove fornite sono inconfutabili. Quando tutto sarà definito, faremo una celebrazione per onorare quei ragazzi deceduti in guerra. Porte aperte anche per i genoani. La storia deve unire ma allo stesso anche avere giustizia».

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