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Serie A, Grassia: «Calcio sicuro. Cosa dovrebbero dire gli operai allora?»

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In un pezzo su SportEconomy, il giornalista Filippo Grassia ha analizzato i temi della ripresa del campionato di Serie A

La storica firma del giornalismo sportivo Filippo Grassia ha detto la sua, in un pezzo su SportEconomy, sulla ripresa della Serie A e non solo. Ecco le sue parole:

«Non esiste attività più sicura del grande calcio, mi riferisco in particolare alla Serie A e agli altri maggiori campionati europei. Quali lavoratori vengono controllati tanto accuratamente come Lukaku, Ibra, Chiesa, Chiellini e compagnia cantando che, oltre ad avere uno staff medico a loro piena disposizione, sono sottoposti a tampone due volte alla settimana e magari una terza alla vigilia delle partite? Un privilegio assoluto. Pensate a quanti aspettano un esame di questo tipo dopo essere stati accanto a persone positive al coronavirus: dalla gente comune agli operatori sanitari. E pensate anche agli operai che lavorano in fabbrica, e ci hanno lavorato anche nella fase più acuta, senza particolari protezioni. […] Il calcio, a differenza di qualsiasi altro ambito lavorativo, è super garantito, Se non riparte il calcio, quale altra attività può riprendere? Nessuna. E poco importa che sia sport di contatto nel momento in cui scendono in campo solo atleti con tanto di plurimo tampone negativo. Ci troviamo di fronte a un’enclave a basso rischio di contagio. Quei calciatori che, per ragioni personali e timori vari, non vogliono tornare ad allenarsi, si mettano nei panni di quanti non possono permettersi una scelta di questo tipo. Ne prenda atto anche l’associazione dei calciatori, delegittimata perfino da un suo consigliere in Serie A e capace di fare sindacalismo retrivo nelle serie minori. Cosa dovrebbero dire gli operai e gli impiegati di una qualsiasi azienda che vanno al lavoro senza aver effettuato tamponi e, come armi di difesa, contano solo su mascherine e guanti, magari utilizzati oltre ogni ragionevole limite?».

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