2015
Serie A – Questione sponsor: sei società senza logo sulla maglia
Nella prossima stagione di Serie A sono addirittura sei le squadre che non avranno il partner ufficiale. Il problema principale è la crisi finanziaria che ha colpito il bel paese e ciò non favorisce le dinamiche pubblicitarie. Fiorentina, Genoa, Lazio, Palermo, Roma, Sampdoria sono le società no logo elencate da La Gazzetta dello Sport. Per la viola (potrebbe chiudere una trattativa nei prossimi giorni) e le genovesi si tratta del secondo anno di fila, il terzo per rosanero e giallorossi, il nono per i biancocelesti. Sommando il valore dei contratti delle varie tipologie di sponsor di maglia (principale, co-sponsor e sponsor sul retro, facoltà introdotta la scorsa estate) il totale della Serie A 2015-16 fa circa 91 milioni, 9 in più dello scorso anno. Le uniche eccezioni sono Juventus e Milan, le realtà italiane commercialmente più spendibili fuori confine. Per entrambe sono entrati in vigore i rinnovi contrattuali con Fiat (marchio Jeep) e Emirates. I bianconeri sono passati da 13 a 17 milioni, i rossoneri da 12 a 17. A queste cifre fanno aggiunti i bonus che si aggiungeranno una volta raggiunti gli obiettivi stagionali. L’Inter ha la partnership con Pirelli da 12 milioni annui che terminerà a giugno e non si sa se verrà prolungata. Il Napoli riceve i suoi quasi 10 milioni dell’abbinamento confermato Acqua Lete-Garofalo. Tra le squadre meno blasonate, saltano agli occhi i 22 milioni che Mapei elargisce al Sassuolo in qualità di sponsor ufficiale. Marco Nazzari, managing director di Repucom Italia, spiega la difficile situazione che vige in Italia: “Questo è lo specchio delle difficoltà persistenti del calcio italiano. Le sei squadre senza main sponsor? In alcuni casi non si vuole svendere la maglia, però certe aspettative non sono più in linea con il mercato, specie per le realtà che hanno una risonanza domestica: le aziende non ritengono conveniente investire, visto il calo dei consumi in Italia”. Molte aziende negli ultimi tempi preferiscono dirottare gli investimenti su campagne pubblicitarie sul web (più economiche e interattive), anziché accontentarsi del semplice logo sulla maglia.