2015
Signori a 360°: “Mi piaceva scommettere ma in modo lecito. Non avevo rapporti con Mauri. Lazio? Che ricordi!”
Torna a parlare Giuseppe Signori. L’ex attaccante biancoceleste a distanza di quattro anni e mezzo, commenta ai microfoni di Sportitalia la vicenda che lo ha visto coinvolto nell’inchiesta sul calcioscommesse: “Mi è cambiata la vita, sono stato travolto da una situazione più grande di me ed ho incontrato tante difficoltà. Ho voluto attendere il momento giusto e la tranquillità interiore perché è stato devastante sia moralmente che fisicamente, ma ho ricominciato a vivere. L’indagine è nata dalle intercettazioni, ma io non sono mai stato intercettato. Altri soggetti si riferiscono a me. Già questo lascia intendere che non ero nel sistema. I commercialisti? Loro sono quelli che sostanzialmente parlavano di me, significa che non era possibile fossi il capo. Ringrazio quei pochi che mi sono stati vicini negli ultimi anni, ma gli amici sono quelli nelle difficoltà. Molti sono scappati da me, ma questo fa parte del gioco. Sono tornato a parlare perché vedo un cambiamento a come mi affronta la gente. Dopo quattro anni e mezzo dalla vicenda la gente si è resa conto che qualcosa di strano c’è”.
Si è parlato di una presunta ammissione di colpa… “Anche lì è stato un fatto giornalistico, ho solo detto abbiate pietà perché mi state martellando dal giorno alla notte. Non mi riferivo alla vicenda, altrimenti non sarei qui a parlare. Non ho ammazzato nessuno, né creato problemi, mi sembra giusto continuare a vivere in maniera onesta e dignitosa. Io c’ero all’incontro, a mia insaputa, e c’erano altre persone”.
Un rapporto con gli indagati però c’era: “A me piace scommettere, quando non sei tesserato puoi fare quello che vuoi dei tuoi soldi. Era un giochino, un divertimento come tanti altri. Passare da scommettere in modo lecito oppure vendersi o comprare le partite, beh, ce ne passa. Il capo degli zingari non lo conoscevo, non avevo rapporto con Mauri se non perché giocava. Io avevo solo rapporti con i commercialisti, è là che nasce l’associazione essendo più di due elementi. Due, tre, quattro mila euro tranquillamente. C’è chi piace fare altre cose, a me piaceva scommettere. La maggior parte degli italiani lo fa, è un modo per tante persone per guadagnare”.
Un arresto eseguito in modo inusuale: “Quella mattina avrei preso il treno da Termini per Bologna, ma mi arrivò la telefonata con due poliziotti in borghese che mi stavano aspettando. Quando li ho incontrati mi dicevano che c’era questo arresto, ma non si sapeva per quale motivo. Non mi era stato notificato l’arresto. Lo vidi poi sui giornali online, qualcuno aveva venduto anticipatamente la notizia”.
In merito alle sue tre schede in possesso: “Avevo due sim regalate da un amico, ma sono state consegnate regolarmente. Tant’è che quando sei lì e sei travolto da un uragano, beh, ho comprato le intercettazioni. Ho fatto pure questo tipo di investimento”.
Sul conto in Svizzera: “Non sono socio di quella società, ma ho un conto in quella banca”.
Poi si parla anche della sua bella parentesi calcistica: “Cragnotti ha costruito una squadra per vincere lo Scudetto. Alla Lazio ho vinto tre volte il titolo di capocannoniere. Il mondiale con Sacchi? Era molto semplice, giocava con van Basten, Massaro e Simone, pertanto non era abituato a giocare con i piccolini, io e Baggio davanti. Abbiamo perso la prima così, grazie alle capacità di resistenza, mi ha messo a centrocampo. Il rimpianto più grosso della mia vita è non avere giocato la finale dei Mondiali. Per inesperienza e presunzione pensavo che questo bastasse per essere titolare. Alla Lazio siamo arrivati secondi e non ho potuto giocare la Champions perché si qualificava solo la prima. Cosa non rifarei? Non andrei all’incontro”.