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Spalletti: «Sarri ha delle cose simili a me, entrambi vogliamo dominare il gioco»

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Spalletti: «Sarri ha delle cose simili a me, entrambi vogliamo dominare il gioco». Ecco le parole del tecnico del Napoli

Nella consueta Conferenza stampa pre partita Spalletti ha parlato anche del tecnico della Lazio, Sarri. Ecco le sue parole:

SARRI-SPALLETTI– «Ci portiamo dietro una cultura di lavoro iniziata da prima e anche un modo di stare in campo che era propria dei calciatori che hanno preceduto quelli attuali. Sarri ha delle cose simili a me. Piace ad andare in tuta a tutti e due, a me piace andare in giro anche con gli scarpini con i tacchetti. Entrambi vogliamo dominare il gioco. A entrambi piace avere il possesso palla, che è il tema degli ultimi giorni. Il possesso palla ti fa avere la possibilità scegliere come controllare la partita. L’importante è saper alternare, saper gestire questo possesso palla. Voler giocare verticale è una cosa, ma è un discorso più ampio. Sarri è stato un Masaniello dal punto di vista calcistico, è stato un capo popolo di una rivolta di un modo di vedere il calcio. Io ero a casa e potevo scegliere che partita vedere e guardavo solo il Napoli. Ero a casa sul divano, guardavo il Napoli di Sarri e battevo le mani. Sui campi di Castel Volturno ci sono ancora le linee dei passaggi del Napoli di Sarri. Però non mi importa dei paragoni. Le differenze tra il mio Napoli e quello di Sarri? Io sono meno preciso di lui, lui è più ordinato in campo. Lui è molto più quadrato sia in difesa che in avanti. Ogni volta che vedo la Lazio, che sta facendo un calcio bellissimo, si riconosce questa chiusura totale. Loro la porta ce l’hanno chiusa a doppia mandata, sono un corpo unico in tutte le cose che fanno. I miei ogni tanto due attaccano e due scappano, si gioca più su quello che fa l’avversario. Da un punto di vista di praticità, non so qual è meglio. A me piace più così, a lui non lo so, bisogna chiederlo a lui, che dà sempre risposte interessant

NAPOLI– «Sicuramente è cambiato ed è dipeso dalla conoscenza del calcio in generale, da una maturità di capire come funzionano le cose nella vita. Quello che è fondamentale è che i nostri tifosi non ci aspettano all’arrivo, ma che scendono in campo in ogni partita, come hanno fatto. Non bisogna dare retta a chi ci dice di alzare le mani dal volante ed esultare, ma c’è ancora una lunga strada da fare piena di curve, quindi servono le mani sul volante »

OSIMHEN– «Provi a intervistare Demme e quelli che giocano meno e vediamo se fanno lo stesso discorso. Demme meriterebbe di giocare per qualità di gioco e perché sa fare bene il suo lavoro. Per me è facile lavorare con delle persone che hanno qualità, attitudine alla disponibilità, a saper ascoltare e a voler apprendere. C’è sempre modo di andare avanti se c’è la disponibilità. È sempre loro la qualità, non la mia. Loro sono calciatori forti. Sono persone che hanno una disponibilità al lavoro e questo fa la differenza. Poi li ringrazio quando parlano bene di me, ma sono sempre loro gli artefici di quello che stanno facendo »

MANIFESTO DEL NAPOLI– «Il manifesto del mio Napoli? Non lo so qual è. Non so nemmeno qual è quello di Sarri, lo saprà lui. Noi dobbiamo sempre voler fare la partita. Però dipende sempre da chi sei. Davanti hai delle persone ed è più stimolante dirgli di provare a fare la partita e dominare. Noi cerchiamo di percorrere qualcosa che ci piace e dal mio punto di vista è fondamentale. A me non piace fare un calcio dove si sta tutti davanti alla difesa, ho perso spesso ma non mi piace. Se non mi piace, non so farla piacere a loro. Io credo che loro siano contenti di quello che facciamo. C’è sempre uno step successivo al bel calcio. Quando sono arrivato qui, il mio obiettivo era riportare la gente allo stadio, perché è segno che si sta facendo qualcosa che piace. Bisogna tirare fuori le qualità dei giocatori. Poi vedremo dove si va a finire, nulla ci può turbare se non qualcosa di clamoroso»

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