2013

SPECIALE DERBY – 31 marzo 1974, Roma-Lazio 1-2: il Re divenuto immortale

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Il derby più che un semplice incontro di calcio è un grande evento che porta con se uno strascico di sentimenti forti difficili da dimenticare qualsiasi sia il risultato finale. Nell’arco dei 90 minuti si consumano attese e scommesse da bar, grandi sogni e illusioni, gioie immense e piccoli drammi, tutte cose che con una partita normale hanno poco a che a fare. Le stracittadine sono da sempre costellate di momenti epici, momenti che permettono ad un calciatore di diventare immortale per i tifosi e per la società di appartenenza. Uno di questi, divenuto leggenda proprio grazie alle sue gesta in un derby, non può che essere Giorgio Chinaglia. Si proprio lui, King George, Long John, l’uomo che come un gladiatore ribelle sfidava da solo la compagine giallorossa. Ogni derby veniva vissuto come un preciso rituale che vedeva la Roma cadere sotto i colpi del generale vestito con la casacca bianco e celeste. Lui, il pretoriano di ferro di Maestrelli, spezzava, affamato più che mai, i sogni di gloria del popolo giallorosso portando in trionfo i colori del cielo. 31 marzo 1974, una data, forse LA DATA. Nessun laziale dimenticherà mai questo derby, un solo uomo che lancia il guanto di sfida ai nemici gonfiando il petto in segno di provocazione come a dire “venite, io vi distruggerò”. La Roma, ferita nell’orgoglio, non può sottostare alle leggi del generale Chinaglia e scende in campo con la voglia di rispedire a casa con le ossa rotte il nemico più odiato di sempre. Come ogni derby la partita è spigolosa, dura, quasi cruenta sotto certi versi. Alta tensione, rabbia agonistica, testa contro testa continui. Non è una partita, sembra una vera e propria crociata. L’Olimpico, in un clima da Colosseo, sembra l’arena dove al suo interno 22 uomini vogliono annichilire il nemico senza avere un briciolo di pietà. La sfida è subito bollente con un inizio thrilling a favore dei giallorossi. Cordova serve Spadoni che senza pensarci due volte, dopo aver visto Pulici fuori dai pali, cerca con un tiro cross che viaggia spedito verso la porta laziale. Aiutata anche dal vento la palla beffa Pulici che invano cerca di salvare la sua rete. Forse la sfera non entra ma l’arbitro Gonnella da il gol scatenando un vero putiferio sia in campo sia sugli spalti. La reazione della Lazio è rabbiosa, i biancocelesti cercano di rimettere subito le cose apposto ma durante tutto il primo tempo il gioco è molto spezzettato. Chinaglia, da vero condottiero, cerca di prendere la squadra per mano ma il troppo nervosismo non aiuta gli uomini di Maestrelli. Proprio Long John, durante un incursione in area viene contrastato da Santarini finendo a bordo campo. Nella caduta il numero 9 urta una valigetta di un fotografo riportando un ecchimosi. Per la rabbia Chinaglia scaraventa la stessa sulla pista di atletica. Gesto inviso al popolo giallorosso che inizia ad inveire contro il centravanti laziale. In campo si forma un parapiglia dove Oddi e Rocca si scambiano carezze non proprio amorevoli. La Lazio ci prova, vuole il pari ma è lo stesso Chinaglia a mancare la palla dell’1-1. Al 38’ un suo colpo di testa finisce di poco a lato sfiorando il montante alla destra di Conti. Campo bagnato e nervosismo non aiutano l’arbitro Gonnella che durante la prima frazione pecca di mordente lasciando spazio ad interventi molto maschi che definire ai limiti del regolamento è a dir poco esilarante.

Nella ripresa, il film giallo scritto in favore della Roma, prende un’altra piega. La pioggia battente dei primi 45’ si dirada e l’arcobaleno piazzatosi sopra l’Olimpico fa risaltare più che mai il colore celeste. Pronti via e Chinaglia si beve tutta la difesa romanista ma giunto al limite dell’area allarga troppo il suo incrociatore spedendo di poco a lato. Poco dopo il giovane D’Amico raccoglie un tiro di Chinaglia ribattuto dalla difesa romanista e senza pensarci due volte spedisce la palla alle spalle di Paolo Conti, è 1-1. La Lazio, in piena corsa scudetto, vuole i 3 punti, “la Roma va sbranata, non esiste il pareggio “. Chi può segnare il gol vittoria se non lui? Si proprio Chinaglia, il Re. Come un leone degno della sua fama vuole azzannare la preda infliggendo il colpo di grazie al nemico. C’è un rigore, con il collo incassato nelle spalle e la sua movenza burbera lo stesso Chinaglia prende di forza la sfera, guarda Paolo Conti e lo spiazza inesorabilmente beffando il pubblico ostile con il dito puntato verso di loro come a dire “Ve lo avevo promesso vi avrei distrutto, ce l’ho fatta!” Quel gesto è troppo per il pubblico romanista. Scontri sugli spalti, lancio di oggetti, tentativo di invasione di campo. Sulle gradinate è un guerra, botte da orbi fanno da contorno ad una partita che ormai si è colorata di biancoceleste. Il tifoso giallorosso sa che con quel derby la Lazio ha conquistato una bella fetta di scudetto e questo è troppo per il suo orgoglio ferito, una ferita inflitta da Re Giorgio cuor di leone, anzi cuore laziale. L’arbitro fischia la fine, tutti escono scortati dalla polizia ma non lui, non Chinaglia, da condottiero fiero e spavaldo vuole beffare ancora i romanisti. Non esce, fa una corsa sotto la Curva Sud ricevendo insulti e bottiglie. Questo derby rimarrà per sempre indelebile nella storia del popolo laziale. Come diventare immortali nella storia di una società? Chinaglia Docet.

ROMA: P.Conti, Negrisolo, Rocca, G.Morini, Santarini, Batistoni, Orazi (16′ Peccenini), Domenghini, Prati, Cordova, Spadoni. A disposizione: 12 Ginulfi, 14 Cappellini. Allenatore: Liedholm.

LAZIO: F.Pulici, Petrelli, L.Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, D’Amico (83′ Polentes). A disposizione: 12 Moriggi, 14 Franzoni. Allenatore:Maestrelli.

Arbitro: Sig. Gonella (Torino).

Marcatori: 5′ Pulici (aut), 47′ D’Amico, 50′ Chinaglia (rig).

Ammoniti: Negrisolo, Petrelli, Frustalupi, Chinaglia

 

Matteo Mansueti – Lazionews24.com 

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