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Stadio Roma, Lotito scoraggiato: «Gli imprenditori non hanno certezze in Italia, mancano norme chiare»

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Il presidente della Lazio lavora per il progetto dello stadio: l’esperienza della Roma però lo preoccupa molto

Sempre attuale la questione stadio. Nelle ultime settimane ci sono state novità per il popolo biancoceleste e la società continua a lavorare in questa direzione. Durante la conferenza Pitagora (Relazione annuale sulla pubblica amministrazione) il presidente della Lazio, Claudio Lotito, ha parlato delle difficoltà che un imprenditore trova in Italia, soffermandosi anche sullo stadio della Roma. Ecco le sue parole: «L’imprenditore deve avere dei tempi certi, la famosa certezza del diritto, e non quello che è successo fino ad oggi, con norme che dicono tutto e il contrario di tutto e devono essere interpretate. Mi sovviene alla memoria il detto ‘la legge per gli amici si interpreta per i nemici si applica e oltre ad avere ragione devi trovare chi te la dà’. Questo non è possibile perché poi alla fine scoraggi le iniziative, crei responsabilità nei confronti della classe che è preposta ad assumere determinati provvedimenti, che soprattutto chi è meno coraggioso blocca, perché non vuole assumersi eventuali responsabilità».

PROBLEMI PER LA ROMA«Un tipico esempio è quello che sta succedendo con lo stadio della Roma. Senza entrare nel merito, quell’intervento della magistratura è nato perché non c’è stato preventivo assenso. Non so se ci sono state violazioni, non spetta a me dirlo. Probabilmente chi ha agito lo avrà fatto in buona fede, il problema è la mancanza preventiva degli atti, serve un assenso che non è politico, ma tecnico, giuridico, amministrativo e contabile. Una volta ottenuto l’assenso preventivo, si devono rispettare delle scadenze che non possono essere dilatate. Per esempio, nel 2004 applicai una legge del 2002, ai fini della possibilità di poter fare la transazione col fisco. Nessuno voleva farlo perché la legge non era mai stata applicata. Ma se c’è perché non si può fare? ‘Se l’applichiamo una volta va applicata a tutti’. Ma allora perché l’avete fatta, questa legge? Chi fa impresa deve avere certezze. Com’è possibile che società che non pagano l’Iva, non pagano l’Inps, partecipino alle gare d’appalto e poi solo una volta vinto il bando ci si rende conto che non avevano i requisiti?».

PROGETTO LAZIO«Il vero problema è che questo Paese produce debiti. Nessuno lo dice. Quando sono entrato alla Lazio, la fotografia era di 84 milioni di ricavi, 86,5 di perdite, 500 milioni di debiti. Io la considerai una sfida al limite. La prima cosa di cui mi sono preoccupato, è stato di bloccare le perdite. Bisogna cercare di contenere la spesa. Alla fine, ci vuole buon senso in tutte le cose. Ci servono norme certe, applicate non in forma discrezionalità. Serve la verifica sull’applicazione in fase preventiva e consultiva».

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