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Stadio, Stradiotto: «Rilanciamo il calcio sociale: ammessi tamburi e megafoni»
In Figc, è stato approvato il protocollo volto all’eliminazione della tessera del tifoso e al ritorno di megafoni e tamburi. Ecco il commento di Daniela Stradiotto
Il calcio torna ad essere dei tifosi. Sugli spalti tornano megafoni e tamburi ad accompagnare la voce degli ultras, l’unica vera musica. Via anche la tessera e biglietti in vendita last minute. Un modo per riavvicinare le persone allo stadio e riportare l’entusiasmo di sostenere la propria squadra del cuore. Dopo l’approvazione del protocollo – firmato in Figc dal ministro Lotti e Minniti – il presidente dell’Osservatorio sulle Manifestazioni Sportive del Ministero dell’Interno, Daniela Stradiotto, commenta così a Radio Radio: «Si tratta di un’apertura di credito verso i veri tifosi perché bisogna tornare a un rilancio sociale del calcio. Riportare questo sport al gioco del pallone. C’è questa apertura supportata dai numeri, anche se non sono ancora numeri eccellenti, perché ci sono fenomeni di devianza importanti che si sono spostati fuori dallo stadio. Il gioco del calcio è preso come pretesto per lo sfogo di violenze che non hanno nulla a che vedere con il tifo. Lo stadio deve essere un luogo di divertimento».
TAMBURI E TESSERA DEL TIFOSO – «Megafoni e tamburi sì, a patto che siano usati in maniera disciplinata e che non ci siano divieti dell’autorità di pubblica sicurezza. I sistemi di controllo non cambieranno, i tornelli resteranno. La tessera del tifoso? Non credo che fosse il principale imputato per la diminuzione dei tifosi allo stadio. Ci sono tantissimi fattori che incidono negativamente sul numero di persone allo stadio, come il prezzo del biglietto, le condizioni dello stadio. Ma soprattutto la minaccia terroristica, che non dipende da nessuno di noi». E sugli stadi di proprietà: «Si può fare un paragone con la strada, anche se essa è pubblica, io la voglio pulita, in ordine, come se fosse mia. Io voglio andare in uno stadio pulito, confortevole e accogliente, non importa che sia pubblico o di una società».