2015

Trentanove anni fa ci lasciava Tommaso Maestrelli. Il figlio Massimo: “Papà è diventato una leggenda”

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AGGIORNAMENTO ORE 13:30 – Per ricordare ulteriormente “il Maestro”, ai microfoni della radio ufficiale, Lazio Style Radio, è intervenuto il figlio, Massimo Maestrelli: “Quando subentra la morte, le persone passano da una dimensione reale ad una leggendaria. Fosse stato ancora in vita, probabilmente non ci sarebbe stato tutto questo affetto. Lui era persona di principi sani, parlava con tutti, a prescindere dal ceto sociale. Per lui erano tutti uguali e in questo modo ha lasciato un grande ricordo del tempo. Da ragazzo ero molto legato a Chinaglia, passava molto tempo a casa nostra. Condivideva con papà diverse passioni come il subbuteo, il tressette, la dama o gli scacchi. Papà era molto bravo anche a poker. Negli ultimi anni mi sono stati invece molto vicini Oddi, Pulici, e Wilson“. Impossibile non ricordare quelle stagioni fantastiche: “Sono stati anni pazzeschi, neanche il più grande tifoso laziale poteva immaginarseli. Era impensabile. La Lazio di Cragnotti ha vinto solo uno scudetto rispetto alla forza organizzativa che aveva, quella di Maestrelli è invece folle che ne abbia già vinto uno. Siamo agli antipodi. I ragazzi dell’epoca avevano personalità spiccate, lui ha contribuito a tirarle fuori, prendendo il massimo di tutti. Ha praticato comunque anche un bel calcio. Il suo gioco rapido e innovativo fu paragonato a quello olandese che sarebbe arrivato in seguito. Era un allenatore moderno, avrebbe fatto bene anche oggi nonostante le grandi differenze. In Serie B arrivò seconda dietro la Ternana e poi in estate cambiarono pochissimi giocatori. Era imprevedibile vincere quello Scudetto, le altre grandi squadre avevano sottovalutato i biancocelesti. Nessuno pensava che si sarebbero potuti ripetere. La partita col Foggia fu la ciliegina sulla torta”. Infine un amarcord con alcune curiosità sul passato: “Bagnoli lo accosto alla figura di papà, Scopigno era una figura carismatica. Giocatori simili a Best non esistono più. Aveva atteggiamenti incredibili. C’erano all’epoca campioni e personalità spiccate. Oggi c’è più uniformità, è cambiato tutto. Mi piacerebbe vedere la Lazio in uno Stadio da 30 000 persone. Non si vive più la stessa atmosfera. Papà aveva l’abitudine di fare un cenno a mamma quando le cose andavano male e lei scendeva vicino al tunnel. Ricordo la vittoria a Cagliari con un gol bellissimo di Giorgio (Chinaglia, ndr) contro una squadra fortissima. Non posso dimenticare la gioia di scendere in campo e abbracciare poi papà nello spogliatoio.  


Era il 2 dicembre 1976, trentanove anni fa ci lasciava il Maestro, Tommaso Maestrelli
un simbolo della Lazio e dei laziali, anche dei più giovani, anche di chi non lo ha visto in panchina, anche chi non era nato quando la Lazio vinceva il suo primo scudetto. Nessuno però può dimenticare chi fu la guida di una squadra che molti definivavo “sbandata” ma con tanto cuore. Maestrelli risollevò un gruppo, riportò la Lazio nella massima serie e nel suo secondo anno sulla panchina dei biancocelesti sfiorò un clamoroso scudetto. Il 1974 è l’anno della consacrazione e dello scudetto, tutti i protagonisti di quell’annata meravigliosa lo dipingono come un allenatore ma anche e soprattutto come un padre, speciale il suo rapporto con Chinaglia. Maestrelli si ammala nel 1975, la diagnosi è da incubo, cancro al fegato; la Lazio perde il suo faro ma il Maestro non molla e guarito torna ad allenare i biancoazzurri verso la salvezza. Sarà l’ultimo anno di Tommaso che il 2 dicembre si spegne nella clinica Paideia. Adesso è lissù in buona compagnia sicuramente, quaggiù però Il Maestro non sarà mai dimenticato.

 

Anche la Lazio ha voluto ricordare Tommaso Maestrelli attraverso una nota sul suo sito ufficiale: “La S.S. Lazio ricorda, a 39 anni dalla sua scomparsa, Tommaso Maestrelli, artefice del Primo Scudetto biancoceleste. Tommaso è stato e sarà sempre un esempio per tutti, non soltanto come maestro di calcio ma anche di vita”.

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