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Editoriale

Caro presidente, oggi voglio raccontarle una storia

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La notizia di un clamoroso ritorno di Zarate sta riempiendo da qualche ora i social e il web. A tal proposito ecco una lettera indirizzata al presidente Lotito

Caro presidente, la notizia è fresca come a quella ferita ancora non rimarginata. Tutti vorremmo ci fosse del vero dietro a quelle parole, quelle speranze, quei desideri. Le lacrime scendono sul viso dei più romantici, gli smartphone iniziano a girarsi un articolo che pochi minuti più tardi sarà già stato archiviato come l’ennesima suggestione rimasta tale. Caro presidente, oggi voglio raccontarle una storia, una di quelle belle, in grado di richiamare l’attenzione anche di un grande lavoratore come lei, impegnato 24 ore al giorno. Caro presidente, era l’agosto di nove anni fa quando un ragazzo poco più che bambino si avvicinava per la prima volta al mondo del calcio. Un mondo che fino ad allora aveva vissuto solo attraverso i racconti, abbastanza dettagliati e pieni d’amore di qualche suo amico patito del pallone. Vuole sapere cosa ha trasformato l’interesse in amore? Una maglia, un viso innocente; per l’esattezza un numero, quello per eccellenza riservato al talento: il 10. Quel ragazzo ha vissuto la sua prima stagione da tifoso passando notti insonni, pensando e ripensando a quelle giocate, quelle serpentine, quelle punizioni che di lì a poco sarebbero scomparse nel nulla. Delusione, rabbia e lacrime: meglio non ricordarli quei momenti, farebbero mancar l’aria. Triste quell’addio, simile al momento in cui intuisci che la tua ragazza non ti ama più, e tu pur avendo per lei ancora tanto amore, non puoi far altro che vederla allontanarsi. Giornate passate in attesa del messaggio di qualche amico che ti dicesse: “E’ tutto uno scherzo, tranquillo. Resta con noi”. Quel messaggio il 31 agosto del 2011 non arrivò mai e la speranza si trasformò in un’amara certezza. Dodici mesi e l’arrivederci si trasforma in ‘bentornato a casa’, quella casa che di lì a poco vide allontanarsi ancora una volta, uno dei suoi figli più cari.

IL RITORNO – Ed ora, di quell’addio cosa resta? Ricordi, foto sbiadite da lacrime che non riescono ad essere trattenute. Tutto tranquillo almeno fino a qualche ora fa, quando la speranza era morta e la parola ‘sogno’ era sinonimo di ‘utopia’ sul vocabolario di qualsiasi tifoso. Sa una cosa presidente? Qualche ora fa, il cellulare di quel ragazzo ha iniziato a vibrare e lui a sognare. A sognare un ritorno, perché in questa vita buia e piena di false speranze, solo alimentare un sogno può aiutare a vivere in maniera serena. Video Youtube che aumentano incredibilmente le visualizzazioni, siti internet che fanno boom con poche semplici righe, cuori chiusi a dei fischi ingiustificati che improvvisamente si riaprono. Quel nome raro e da piccolo pischello argentino che torna a rimbombare nella testa di ognuno di loro, anzi di NOI. Caro presidente, lei ha dimostrato di essere cambiato, di saper tornare sui propri passi e di avere spesso ragione anche quando tutti le davano torto. Caro presidente, quel ragazzo argentino ha ammesso i propri sbagli e sarebbe pronto a tornare indietro. Gli errori li commettono tutti ma, solo gli stolti non cambiano idea e lei presidente, tutto è fuorché uno stolto. Caro presidente, le è stata servita su un piatto d’argento l’opportunità di riconquistarli davvero tutti i tifosi questa volta, e sono sicuro che se ci dovessero essere le condizioni, lei non se la farà sfuggire. Tante volte i sogni sono impossibili da realizzare a causa dei tanti ostacoli che ci riserva il destino, ma questa volta non è così. Questa volta l’artefice del destino sarà lei. Io lo so che in un piccolo spazio del suo cuore le starà frullando anche a lei qualcosa per la testa. D’altronde lei è così, pensa le cose straordinarie e le trasforma in ordinarie, perché a lei le sfide piacciono. Eccome se le piacciono…

SPERANZA – Caro presidente, quel ragazzo è un mio amico e questa notte l’ha passata in bianco riempendo il suo cuscino di lacrime. Quel ragazzo ha sognato pur restando ad occhi aperti perché il calcio è passione, romanticismo. Lei è stato accusato tante volte di essere un ladro di sogni, beh questa volta invece di toglierlo un sogno, può regalarlo ai suoi tifosi, ai bambini, a padri e figli. Caro presidente, questa è la storia di un mio amico, ma sono sicuro che come lui, tante altre persone ieri sera oltre che una vibrazione sul cellulare, l’avranno avuta sul cuore. L’ultima parola spetterà a lei e io mi permetto di dirle solo una cosa, io a quel ragazzo non so che ‘diglie ‘quindi ci pensi lei a ‘diglie’ qualcosa. A ‘diglie’ che Maurito torna…Perché è così o no? Perché altrimenti quel cuscino bagnato si moltiplicherà e ed entrerà in tutte le case. L’ha capito presidente? L’ha capito cosa vuol dire Maurito per quel mio amico e per i miei fratelli laziali? Mah si, io sono sicuro che lei l’ha capito, l’avrà capito dalle prime due righe, ma io nel dubbio ste cose gliele ho volute di tutte. Eh si presidè, perché lei non sarà un supereroe, non sarà mago merlino, ma oggi le è capitata l’occasione che tutti nella vita sognano: quella di trasformare i sogni in realtà e io caro presidente dopo averle detto tutto questo confido in lei, perché le dico la verità, a vedè quel mio amico diviso tra la speranza e l’illusione proprio non ci riesco.

DESIDERIO – Caro presidente, io il mio compito l’ho finito. Adesso metto le cuffiette, torno su Youtube e riprendo a vivere. Dentro quei pochi minuti di video è racchiusa la mia infanzia e quella di tutti. Perché diciamoci la verità, Maurito c’ha fatto torna bambini a tutti, anche a lei presidè. Ecco, per ultima cosa volevo dire che io ancora grande non mi ci sento, anzi voglio tornare ad essere un bambino. Un bambino che vede la vita con gli occhi lucidi e che finalmente può spingere il pulsante ‘rewind’ sul film più bello della sua vita. Un film iniziato nove anni fa e mai terminato. Perché caro presidente, sarò un illuso, sarò infantile, sarò un sognatore, ma quando mi raccontavano che nelle favola c’era sempre un lieto fine, io c’ho sempre creduto. Mo comunque s’è fatto tardi, Maurito m’aspetta, e come me aspetta tanti altri fratelli laziali. Ma soprattutto aspetta lei. Sai che c’è presidè? C’ho ripensato… Io la mattonella de Maurito me la ricordo bene: quella del derby, quella col Torino, quella con la Samp. Me la ricordo talmente bene che Youtube non me serve. Me servono altre perle, altre serpentine, altre, magie. Sisi lo so che gioca ancora, ma che ci posso fa…io co n’altra maglia addosso, proprio non ce la faccio a vederlo. Per me il tempo s’è fermato al 2013 e da lì non è ancora ripartito. Io continuo a preme ‘rewind’ presidè, è l’unico tasto che posso spinge, per il ‘play’ l’esclusiva ce l’ha lei.

Io la saluto presidente, non vorrei rubarle altro tempo. Alla fine questa lettera l’ho scritta, le ho voluto raccontare la mia storia vissuta in terza persona, ma anche in prima. E’ la storia di tutti noi. Tutti i liberi sognatori che mescolano il calcio con l’amore. Che ci posso fa presidè, dovrei esse adulto e non emozionarmi più, ma io come le ho già detto me continuo a senti bambino e solo lei mi ci può far tornare davvero.

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