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Zauri: «La Lazio è partita senza tanti proclami, ricorda molto la mia per un motivo. Su Castellanos e l’Europa League…» – ESCLUSIVA

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Luciano Zauri, ex terzino biancoceleste, ha parlato della Lazio e delle dinamiche che la riguardano in esclusiva a Lazionews24

Nonostante lo scetticismo iniziale, specialmente verso il tecnico Marco Baroni da parte dei tifosi biancocelesti, la Lazio ha iniziato la stagione a suon di risultati positivi e ottime prestazioni, sia in campionato che in Europa League. La sosta delle nazionali sarà però un insidia per gli aquilotti? La squadra può ambire ad un percorso in stile Atalanta in Europa? A questi due quesiti, e non solo, ha risposto in esclusiva a Lazionews24 l’ex biancoceleste Luciano Zauri.

In alcune interviste recenti hai sottolineato, in maniera molto chiara, il fatto che la Lazio non ha una rosa pronta per ambire alla Champions. Alla luce di queste prime uscite sei ancora di questo parere oppure hai cambiato idea? Come giudichi il lavoro di mister Baroni? Ritieni che il suo entusiasmo e la sua energia siano state la ricetta giusta per partire bene quest’anno e far ricredere i tifosi?

«Sono rimasto della stessa idea, nonostante il club abbia comunque, nel mercato estivo, inserito elementi importanti come ad esempio Dia o Tavares per citarne alcuni. La Lazio attualmente è 4° ed è, a mio modo di vedere, la posizione che merita alla luce di quanto visto fin’ora. Per quanto riguarda Baroni, io lo ritengo un tecnico molto preparato, con una grandissima carriera e gavetta alle spalle e questo è stato un fattore importante per iniziare bene a Roma, ma c’è da dire, però, che il problema era per gli altri. Ossia per gli scettici su come sarebbe andata, non per lui che è un grande lavoratore».

Lucarelli ha dichiarato che Castellanos aveva bisogno di tempo per poter esplodere e incidere nella Lazio. Sei d’accordo con l’ex attaccante, oppure ritieni che l’addio di Immobile sia stata per lui una sorta di scossa emotiva, definitiva per rendere e incidere al meglio? Lo possiamo considerare uno dei nuovi leader del gruppo?

«Castellanos aveva già fatto vedere lo scorso anno di essere un giocatore di livello. L’anno scorso, però, la differenza era che essendoci Immobile non aveva il posto garantito, quindi si allenava ma non giocava sempre e ora con l’addio di Ciro sente di avere un ruolo da grande protagonista. Nonostante il rigore sbagliato contro l’Empoli, lo sta dimostrando molto bene a suon di prestazioni e anche di gol importanti».

La Lazio, oltre ad un ottimo campionato, è partita benissimo in Europa League: secondo te i biancocelesti possono avere lo stesso percorso vincente che ha avuto l’Atalanta, o ritieni che ogni annata è differente? Quale rivale ritieni più pericolosa in Europa per i biancocelesti?

«Ogni annata è diversa dalle altre, la Lazio però ha dalla sua il fatto di avere una rosa molto ampia e specialmente in Europa è importantissimo. Prendiamo ad esempio la partita con il Nizza, nella quale Pedro è stato fondamentale per la vittoria finale. La rivale? E’ presto per dirlo, perchè ci sono club veramente molto forti, ma la cosa importante sarà il percorso che farà la Lazio, che si deve concentrare più che altro su se stessa».

Alla luce di queste prime partite, sembra che nella capitale ci siano due situazioni opposte: l’entusiasmo in casa Lazio e la rabbia in casa Roma. Secondo te, in vista anche del derby che verrà, sono cambiate le gerarchie tra le due squadre oppure ritieni che sia presto per dirlo visto che la partita ci sarà a Gennaio?

«Beh, secondo me è veramente presto per poter dare una risposta certa, sono due squadre molto simili ma con caratteristiche molto diverse. La Lazio è un club che fa, prima di ogni stagione, pochi proclami ma ottiene comunque risultati importanti. La Roma invece parte sempre con tanti proclami e molto clamore, poi dopo si ritrova successivamente ad aggiustare magari la situazione in cui si trova, come ad esempio il caso inerente all’esonero di De Rossi e i successivi problemi che ne sono susseguiti. Ripeto, è ancora presto, quindi, per poter dire se le gerarchie nella capitale sono cambiate oppure no».

Se dovessi fare un paragone tra la Lazio attuale con una del passato, con quale ti sentiresti di paragonare la squadra di Baroni? E il tecnico toscano caratterialmente e tatticamente chi ti fa venire in mente?

«Sicuramente alla mia e quindi al periodo in cui nella Lazio c’era mister Delio Rossi, in cui non era prefissato un obiettivo preciso stagionale, ma comunque siamo riusciti a ritagliarci una soddisfazione molto importante, ossia l’approdo in Champions. La squadra di Baroni, secondo me, può eguagliare quanto di buono facemmo noi a quel tempo. Baroni? Rimango sempre in quel periodo storico biancoceleste e quindi dico Delio Rossi, perchè entrambi sono due tecnici che amano lavorare molto e bene e lo sanno fare tatticamente, ma anche l’aspetto umano di entrambi è veramente molto simile».

Il momento dei biancocelesti è veramente molto positivo visti i risultati, ma ora la sosta sarà un pericolo oppure no per la squadra di Baroni, considerando che affronterà la Juve? Cosa pensi del fatto che Spalletti non riesca ad inserire costantemente Zaccagni nello scacchiere azzurro?

«La sosta arriva nel momento giusto, perchè consente alla squadra di poter recuperare le energie giuste, visto che sta giocando molto sia in Italia che in Europa. Non la vedo un pericolo e poi è anche un momento in cui, specialmente durante l’entusiasmo generale, un tecnico deve essere bravo a tenere tutti sul pezzo, con i piedi per terra. Zaccagni? Dispiace che non riesca ad essere sempre convocato in Nazionale, perchè sta dimostrando invece di poterla meritare la chiamata con le prestazioni che sta facendo alla Lazio. Sicuramente non è inferiore a nessuno, ed è nel pieno della sua maturità calcistica».

Secondo te chi è, ad oggi, il Luciano Zauri della Lazio nella rosa di mister Baroni? Per il tuo modo che avevi di giocare il mister sarebbe stato il tuo allenatore ideale?

«Sicuramente Patric, il quale è un calciatore che sa interpretare in campo ruoli molto diversi e li sa fare molto bene, quindi lo vedo molto molto simile a me. Io in una squadra di mister Baroni? Mi sarei trovato benissimo, anche da calciatore sono sempre stato uno che andava d’accordo con gli allenatori che ha avuto, quindi sarebbe accaduta la stessa cosa anche con lui. E poi sotto il punto di vista tattico mi sarei trovato ugualmente bene con il suo modo di giocare».

Ad aver fatto scalpore in questo turno di campionato sono stati i casi Var, che in passato hanno anche colpito la Lazio, specialmente con la Fiorentina. Come è possibile che, nonostante lo strumento, ancora non si riesca a risolvere questo problema? Sei d’accordo con l’idea del Var a chiamata?

«Non si riesce a risolvere il problema perchè i casi arbitrali vengono giudicati in maniera diversa di partita in partita. Magari sono la stessa dinamica, ma in un match viene giudicato in un modo quell’episodio, mentre in un altro nel senso opposto. Vedi i casi ad esempio di Tavares in Fiorentina-Lazio o magari di Baldanzi durante Monza-Roma: io dico che quando c’è un episodio di questo genere, se è rigore, è rigore e basta. Var a chiamata? Può essere introdotto, ma si potrebbe andare incontro ad un rischio, ossia quello di spezzettare la partita e perdere tempo, e di conseguenza andare incontro ai minuti di recupero lunghissimi sia a fine primo tempo che nel secondo».

L’inizio di stagione dell’Inter di Inzaghi e la partenza forte e prorompente del Napoli di Conte cambiano gli scenari dello scudetto? Quali sono le favorite?

«L’Inter e il Napoli partono come squadre favorite, con i nerazzurri che, a differenza dello scorso anno dove hanno fatto un percorso a sé, avranno una rivale in più. Per quanto riguarda le altre, io dico che anche la Juventus avrà un ruolo importante nella lotta scudetto e quindi la inserirei oltre ai nerazzurri e ai partenopei, mentre vedo staccato il Milan. Occhio però all’Atalanta di Gasperini».

Molti calciatori hanno denunciato spesso il fatto che si giochi troppo. Secondo te stiamo andando verso uno sport in cui prevale il business e lo spettacolo, e quindi il mancato rispetto verso gli atleti, oppure come dice Spalletti effettivamente non si gioca davvero cosi tanto?

«Per quanto riguarda le tante partite, si sta facendo un passo avanti garantendo alle squadre la possibilità di poter utilizzare per ogni match cinque cambi, in modo da poter consentire alla rosa di roteare ad ogni match e di riposare, altrimenti giocando sempre gli stessi diventa difficilissimo e si danneggia la bellezza della partita in questione. I cambi, poi, permettono agli allenatori di poter anche valorizzare tutta la rosa a disposizione. Quindi sono del parere che ben vengano lo spettacolo e le partite, continuando però ad aiutare sempre gli allenatori e i giocatori affinché si possa garantire un bello spettacolo».

Che ricordi hai della Lazio di quando eri calciatore? Ad oggi ti senti di aver rimpianti per una cosa fatta e che non avresti voluto fare e viceversa durante la tua avventura a Roma?

«Io di ricordi alla Lazio ne ho tantissimi, per me vestire la maglia biancoceleste era un punto di arrivo e non avevo alcuna intenzione di andarmene, perchè se fosse stato per me sarei rimasto il più a lungo possibile. Purtroppo però non è stato cosi. Sinceramente non ho rimpianti di come sia andata la mia esperienza a Roma, anche perchè poi ho ricevuto sempre moltissimo affetto dalla gente laziale. Tra le cose che porto sempre con me di questa esperienza, ci sono senza dubbio il gol, per esempi,o all’Inter, o magari in Champions e in Coppa Italia, anche perchè ero un calciatore che non segnava sempre».

Si ringrazia Luciano Zauri per la cortesia e la disponibilità dimostrate nel corso di questa intervista.

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