2014

Zoff e il derby: “Stracittadina unica. Che gioia quello rimontato nel 2001!”

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Dino Zoff, 202 panchine biancocelesti all’attivo, ha rilasciato alcune dichiarazioni sul derby ormai prossimo, e anche sulla Nazionale. A goal.com ha risposto:

La stracittadina romana è alle porte. Quali segreti nasconde? Quali le differenze con gli altri derby italiani? Ma soprattutto, esiste questa differenza?

Direi proprio che la differenza c’è tutta. Come esperienza diretta ho vissuto anche il derby Torino negli anni d’oro dei due club, e ciò che distingue la sfida della Capitale lo si percepisce dal lunedì: il derby di Roma dura una settimana, il carattere della gente lo rende unico, ne parlano davvero tutti in ogni momento e le pressioni vanno alle stelle. A Torino, per dire, le aspettative erano almeno identiche a livello interno, tra squadre, nelle società. Però l’espressione era meno pubblica, e la tensione non veniva alimentata da altre tensioni“.
 

Quindi si può dire che la pressione incida anche sul rendimento delle squadre oppure a questi livelli la  chiacchiere e le aspettative?

La pressione incide eccome. Questa verità non si può discutere. Io di derby romani ne ho vissuto parecchi da allenatore della Lazio e posso testimoniarlo. Si sentiva dentro e fuori lo spogliatoio. Ne ero consapevole quindi la mia strategia con la squadra era sempre la medesima e posso dire che funzionava, mai una partita è andata poi diversamente da come me la aspettavo. In pratica si lavorava interamente sullo “scarico”. Mentale, atletico, psicologico. Vinceva e vince ancora chi mantiene il tasso di concentrazione nei limiti, il rischi infatti è sempre quello di travalicare. I calciatori sono già sufficientemente carichi di loro. Ecco perché può pagare una gestione più blanda della settimana. D’altronde a cosa serve, da allenatore a giocatore, ribadire l’importanza della partita o il valore della posta in palio per la città oltre che per la classifica?“.

In tanti anni da allenatore e dirigente biancoceleste ci sarà allora un derby in particolare al quale resta più legato…

Come no. Dovrei dire quello vinto grazie a una rete di Beppe Signori, magari. Invece ancora oggi ricordo con un’emozione particolare quello pareggiato in rimonta grazie alla nostra ala argentina… Aspetti… Come si chiamava… Ah, sì, Castroman. Eravamo sotto 2-0 dopo aver incassato due goal in sei minuti al ritorno in campo dopo l’intervallo (era il 29 aprile 2001, ad accorciare fu Nedved, ma la Roma di Capello vinse poi comunque il campionato, ndr). Ecco quel 2-2 finale con nostro goal proprio sull’ultima azione disponibile fu una gioia particolare. Avemmo una reazione che in certe stracittadine non puoi dare per scontata, anzi, talvolta l’eccessiva foga ti può portare a degenerare sul campo“.

È l’anno del Mondiale, l’evento calcistico per eccellenza, e Lei ne rappresenta uno spaccato significativo avendo alzato il trofeo da capitano dopo un’avventura a metà tra l’Odissea di Omero e il Paradiso dantesco. Poi c’è stato il 2006 in Germania, ma anche tante spedizioni che hanno deluso. Come vede in Brasile il gruppo a disposizione di Cesare Prandelli?

Bisogna essere fiduciosi. Parto sempre dalla convinzione che l’Italia ai campionati del mondo possa sempre essere da primi posti. Quando non è accaduto è stato quasi sempre per colpa del contraccolpo relativo al cambio generazionale, pur avendo ottimi interpreti: è valso nel ’74, nel ’86 e anche nel 2010. Piuttosto, mi fa sorridere chi tira fuori la questione relativa al caldo, alle temperature, come se gli per gli avversari non ci fossero. Quel che conta, ed è fondamentale, sarà il primo turno. E lì le condizioni saranno uguali per tutti nel girone. Ciò che viene dopo fa discorso a sé“.

Tra i possibili protagonisti ci saranno Mario Balotelli, sempre sulla bocca di tutti, e Antonio Candreva, un laziale in uno stato di forma eccezionale. Cosa si aspetta da loro due?

Candreva ha trovato la sua dimensione nel suo ruolo originario, quello dove aveva già fatto vedere il meglio fin dai tempi di Livorno. Oggi ha anche quella dose di personalità che gli mancava e che gli è costato qualche passaggio a vuoto. Balotelli è un discorso diverso, ha qualità assolute, solo che le deve ancora mettere in mostra tutte. Io sono uno che preferisce andare dietro ai numeri piuttosto che ai titoli di giornale, e i numeri sono dalla sua. Potenzialmente ha tutto per essere protagonista, certo però è venuta per lui l’ora di capire che serve la traduzione...”.

Due parole ancora sulla difesa?

Cioè gli juventini. Dico la verità: non ne preferisco uno all’altro, sono complementari, sono organizzati, soprattutto nel modulo che adotta Conte alla Juventus. Danno solidità e sufficienti garanzie. Non ne sceglierei due a priori tra loro, sembrano un tutt’uno in questo momento. In bianconero stanno mostrando di aver capito cosa vuol dire avere sempre la giusta determinazione. Certo la Juve ha dalla sua soprattutto un grande gioco, in campionato insieme alla Roma sta dimostrando di non avere rivali. Se pensiamo che i giallorossi fanno 10 vittorie consecutive e la capolista ne fa poi 12 non possiamo che dedurne che questa annata è piuttosto anomala per essere un campionato di Serie A, solitamente più impegnativo anche contro le piccole squadre. Un tipo di campionato che aiuta la detentrice, a mio giudizio. La Lazio, comunque, ha un organico che ritengo assolutamente alla pari di tutte le altre inseguitrici“.

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